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Fiorentina, la macchina del tempo: storia e protagonisti

Il club viola, che affronterà domani il Cagliari, ha una tradizione poco vincente ma ricca di passione e protagonisti: ripercorriamola in breve

PASSIONE. Firenze vuol dire passione. La società calcistica principale del capoluogo toscano, con la sua parabola lunga e piena di storie, vanta due scudetti in bacheca. Negli anni Cinquanta del secolo scorso, in particolare nella seconda metà del decennio, ha vissuto un periodo di vero splendore. Il primo tricolore è datato 1956: Fulvio Bernardini in panchina a gestire tanti ottimi giocatori – praticamente tutti finiti in azzurro – e due campioni autentici. La funambolica ala destra brasiliana Julinho e l’italo-argentino Miguel Montuori, quest’ultimo talentuoso quanto bersagliato dalla malasorte. Qual gruppo fu capace di spingersi l’anno seguente fino alla finalissima di Coppa dei Campioni, appena alla seconda edizione, ma dovette arrendersi al grande Real Madrid. In campionato ben quattro secondi posti di fila, sempre a un passo da nuove glorie mai concretizzate. Esattamente tredici anni più tardi, stavolta con il “Petisso” Pesaola come allenatore, una Fiorentina giovane e sbarazzina si cucì sul petto il secondo scudetto con le prodezze di un altro grande brasiliano (Amarildo), la regia di De Sisti e le scorribande di Chiarugi.

TALENTI. Negli anni Settanta la piazza viola si specializza nel lanciare grandi giocatori. Il primo fra tutti non può che essere Giancarlo Antognoni: un fantastico numero 10 dallo stile inconfondibile, destinato a diventare una bandiera gigliata ed entrato nel mito per due gravi infortuni che ne hanno disturbato la carriera. E poi Caso, Guerini, Roggi… nel 1982 la Fiorentina, pur priva di Antognoni per alcuni mesi, combatte testa a testa con la Juventus di Trapattoni: sembra che il tricolore possa tornare in riva all’Arno. Invece, le cose andarono diversamente… con il Cagliari protagonista in quella memorabile ultima giornata. Dopo Antognoni, Firenze scoprì e coccolò un altro campione: Roberto Baggio. Nella sua ultima annata a Firenze arrivò a un passo dalla Coppa Uefa, persa contro la Juventus. Quella con i bianconeri, nata proprio con i fatti del 1982, resta una rivalità molto sentita ancora oggi ed alimentata nel tempo da diversi episodi.

ULTIMI LUSTRI. Negli anni Novanta la squadra toscana ha portato a casa la prima retrocessione in B (1993) ma pure gli ultimi trofei della sua storia, come la Coppa Italia e la Supercoppa Italiana. Quella era l’epoca di uno dei più micidiali cannonieri che il campionato italiano abbia mai applaudito, Gabriel Omar Batistuta. Con i suoi gol a grappoli ha cercato di riportare Firenze in alto, con tutte le sue forze, senza riuscirci. Al suo fianco, in quel periodo, il talento geniale del portoghese Rui Costa. Il millennio in corso non ha risparmiato nulla alla passionale – e molto esigente – piazza fiorentina, tra cui l’onta del fallimento e la ripartenza dalle serie inferiori. La proprietà dei fratelli Della Valle ha stabilizzato conti e risultati, portando la “Fiore” a competere spesso in Europa prima delle ultime stagioni di contestazione. Ora la società è in mano all’imprenditore italo-americano Rocco Commisso, che con la sua passione cercherà di riportare la squadra su palcoscenici importanti.

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