
Il Cagliari deve risolvere il problema legato all’approccio alla gara: uno dei pochi passi che mancano alla squadra per trovare la definitiva quadra del cerchio.
OBIETTIVO MIGLIORARSI. La ripresa degli allenamenti, questo pomeriggio ad Asseminello dovrà servire a risolvere anche questo. L’approccio alla gara è uno di quei piccoli problemi che il Cagliari – quattordici punti in dodici partite, tredicesimo posto insieme al Genoa – deve ancora risolvere. La situazione è positiva, ma migliorarsi è un bene, anzi un dovere per chiunque, specie per chi nella scorsa stagione – anche per colpa della sufficienza – è stata costretta a salvarsi solo all’ultima giornata.
I PRECEDENTI. Troppe volte, infatti, il Cagliari si è fatto sorprendere nei primi minuti: è successo a Torino contro la Juve, nella prima sciagurata contro l’Empoli, a Parma nonostante il buon gioco messo in atto fino al gol degli emiliani, contro l’Inter a San Siro.
IL CASO SPAL. E, in ultimo, nella gara con la Spal, quando dopo due minuti Petagna – complice la deviazione di Srna – aveva già insaccato alle spalle di Cragno. E col raddoppio di Antenucci all’ora di gioco le cose sembravano ormai mettersi male, non fosse stato per Pavoletti prima e Ionita poi, abili nel raddrizzare la gara. Tanto che, con la squadra in palla, i rossoblù, con qualche minuto in più a disposizione, davano l’impressione di poterla vincere.
L’APPROCCIO. Un problema di approccio, dunque, di mentalità. Con il Cagliari bravo a tenere sempre la gara nel vivo, lo ha fatto appunto a Ferrara e a Torino, ma con qualche difficoltà – soprattutto fuori dalle mura amiche – a entrare in campo già in partita. Con la difesa che funzione e l’attacco entrato in forma e nei giusti meccanismi, mancano pochi passi per centrare senza incertezze l’obiettivo salvezza. Il terzultimo posto è a cinque lunghezze di distanza. Abbastanza per agire con calma su quanto si deve migliorare.
