
Terza e ultima parte dell’intervista che il calciatore del Cagliari ha rilasciato a La Gazzetta dello Sport, pubblicata oggi sul magazine Sportweek
ETICHETTE E PARAGONI. Nicolò Barella, ventunenne campioncino del Cagliari e della Nazionale di Mancini, chiude la sua intervista su Sportweek parlando principalmente di calcio giocato: “Detesto le etichette. Se prendo molti cartellini gialli, non per questo sono un giocatore cattivo. Accetto le critiche solo se vengo ammonito per proteste, non per un fallo di gioco. Io ci metto sempre la gamba, perché voglio vincere. Non voglio che l’avversario passi, anche se a volte ciò comporta falli evitabili. Mi sento una mezzala, ruolo in cui sento di poter rendere al meglio. Davanti alla difesa non posso vedere la porta avversaria, da trequartista ho più spazio per muovermi ma non posso riconquistare la palla. Il paragone con Nainggolan? Ci sta, entrambi interpretiamo caratterialmente le gare in modo “aggressivo”. Ma lui ha maggiore forza fisica“.
PREFERENZE. Alla domanda sulla sua presunta simpatia per i colori dell’Inter, risponde con un secco “No. Il fatto che provengo da una famiglia di interisti. Ma ho sempre tifato Cagliari. Quando ero piccolo il mio modello era Del Piero, l’idolo del mio ruolo Stankovic. Oggi, in quella posizione, metto sul podio Modric, Khedira e Nainggolan. Adoro il calcio inglese, vicino alle mie caratteristiche agonistiche. Ringrazio per la mia carriera Gianfranco Matteoli che i ha portato al Cagliari, Gianfranco Zola che mi ha fatto esordire con la prima squadra, Gianluca Festa con cui ho debuttato in Serie A. Insomma… la mia è una storia di sardi“.
