Intervista esclusiva al talento cagliaritano sul magazine settimanale de La Gazzetta dello Sport. Il centrocampista azzurro si racconta a 360 gradi: seconda parte
CARATTERE. Nicolò Barella, giovane centrocampista del Cagliari e della Nazionale, si racconta in una lunga intervista a Sportweek, la rivista abbinata ogni sabato a La Gazzetta dello Sport. Dopo la prima parte dedicata al privato, all’inizio nel calcio e l’incontro con Riva, ecco la seconda: “Sono molto orgoglioso. Prima di ammettere un errore ce ne passa… devo sempre e comunque dire la mia versione dei fatti. Vengo rimproverato dai tifosi perché in campo borbotto un po’ troppo: ma io lo faccio perché sento di essere nel giusto, non per capriccio. Non sopporto la falsità e la superficialità negli altri. Sto alla larga dalle persone che si fingono amiche per interesse. Oltre ai miei amici fuori dal calcio, sono molto legato a Ceppitelli, Cossu, Sau e Dessena. Consigli sulla paternità? Faccio fatica ad accettarli anche dai miei genitori“.
NON CAMBIO. “Sono certo che, anche se dovessi andare via da Cagliari per giocare in un altro club, non cambierò il mio modo di essere. Certo, i soldi cambiano la vita. I miei sfizi me li tolgo già, colleziono vini ma non sono legatissimo al denaro anche se un domani… se potessi permettermelo potrei comprare una Ferrari. L’esperienza a Como, nei primi sei mesi del 2016, sono stati decisivi per la mia carriera. La prima volta lontano da casa. Partii con la mia fidanzata e il mio agente Beltrami. Quella sarebbe dovuta essere la stagione della consacrazione, invece mi ritrovai in B a lottare per la salvezza, invece di partecipare alla promozione del Cagliari. Stavo sbagliando l’approccio al lavoro con un po’ di supponenza, credevo che avrei giocato comunque“.