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Articolo del tifoso – L’emozione di un raccattapalle cagliaritano a bordo campo

Aver avuto la fortuna di vestire la maglia della propria città per 8 anni è stato un qualcosa di indescrivibile, nonché ricco di innumerevoli emozioni. La trafila nelle giovanili, dalla categoria dei giovanissimi a quella della Primavera, mi ha permesso di conoscere e vedere le cose dall’interno in un modo minuzioso, preciso e dettagliato, figlio della mia grande curiosità per il calcio a 360 gradi e del rispetto assoluto che io provo per lo sport in generale, degno di essere analizzato e studiato scientificamente in ogni sua sfaccettatura, mai in modo banale.

Perché ritengo non vada preso alla leggera? Perché chiunque ami lo sport, sia nella sua versione pratica, sia come semplice spettatore, sa che è il più grande generatore di emozioni. E con le emozioni è doveroso non scherzare troppo.

Le prime due partite del nuovo campionato sono state chiare, dirette ed inesorabili: il Cagliari dovrà sudarsi sino all’ultima giornata la permanenza nella massima serie calcistica italiana anche in questa stagione. I nuovi acquisti della sessione del mercato estivo sono sicuramente di buon valore, ma nessuno in grado di dare una vera scossa.  E ciò mi porta a compiere alcune riflessioni.

L’ex Chievo Verona Castro, fedelissimo scudiero di Maran, è senza dubbio un ottimo calciatore, abituato sì a lottare in modo utile per la squadra abbinandoci una squisita tecnica di base, ma già forse in leggera parabola discendente  dallo scorso campionato dopo un grave infortunio al ginocchio ed una carta d’identità che avanza. Tuttavia sono certo che darà il suo prezioso contributo. Per giudicare gli altri acquisti di rilievo, i due croati Srna  e Bradaric, e l’ex Reds Klavan, bisognerà sicuramente attendere e vederli all’opera nel nostro campionato più a lungo prima di pronunciare sentenza definitiva, anche perché tutti provenienti da situazioni e dinamiche differenti.

In ogni caso la gara contro il Sassuolo ha quantomeno evidenziato come possano tranquillamente stare in questa Serie A e in questa squadra.  Nella  passata stagione,  il Cagliari ha dovuto fare affidamento, quasi esclusivamente, ai gol dell’umile bomber livornese  Leonardo Pavoletti, e le prime uscite stagionali non hanno fatto altro che confermare la sua imprescindibilità per poter agguantare un’altra permanenza nella massima categoria. Il reparto d’attacco e di fantasia è stato potenziato esclusivamente con il giovane Cerri, autore di una positiva stagione a Perugia nella serie cadetta in termini di gol e assist, ma ancora piuttosto acerbo. Infine si è rivista la conferma di Diego Farias e Marco Sau. Il primo, continua a dimostrare ciò che ogni tifoso del Cagliari sa ormai da 4 anni: deliziosa tecnica,  scarsissima freddezza sotto porta, e scelta di giocate a volte davvero inspiegabili, a tratti irritanti; il secondo, dopo i ripetuti infortuni muscolari di questi anni , continua purtroppo la sua involuzione dal punto di vista realizzativo, nonostante non faccia mai mancare il suo impegno assoluto.

Conclusione della mia riflessione è che, anche per quest’annata, non resta che buttare la palla al centro dell’area avversaria e sperare in un’incornata del nostro umile bomber. E tutto ciò, francamente, si poteva immaginare già prima del fischio d’inizio del nuovo torneo.  Ma l’emozione dov’è? Vi spiego meglio dove voglio arrivare..

IL PASSATO CHE MI RITORNA IN MENTE. Il Cagliari da me vissuto a bordo campo in qualità di raccattapalle e che mi ha fatto innamorare ancor di più di questo sport, è stata una squadra ricca di talento, ma di un talento molto semplice, caratterizzato da elementi che saltavano subito agli occhi di chi osservava. Essere ai lati del rettangolo da gioco e vedere una progressione di David Suazo, un’accelerazione furibonda di Antonio Langella, un inserimento millimetrico di Mauro “Ciccio” Esposito, o una semplice sovrapposizione a mille all’ora e coi tempi corretti di Alessandro Agostini, era luce per i miei occhi.

Sapevo perfettamente che si trattasse si di ottimi giocatori ma non di campioni assoluti, ma avevano la caratteristica di infiammare non solo il gioco, ma anche ogni settore dello stadio, tutti noi raccattapalle, il pubblico avversario. Dico ciò perché io non mi limitavo esclusivamente a guardare la partita pronto a fornire il pallone al campione di turno, ma amavo osservare la reazione della gente alle loro giocate, semplici ma così fantasticamente esplosive. Da allora io non ho mai più visto tale eccitazione nella gente allo stadio, non ho più sentito il boato di speranza per una palla lanciata nello spazio che generalmente si sarebbe data per persa. Tutti sapevano che tanto qualcosa sarebbe successa. Tutti attendevamo che una delle nostre umili frecce ci sarebbe arrivata.

Cagliari è una città bella quanto semplice ed umile, così come la sua gente,  e non ha necessità di chissà quali campioni a livello internazionale per infiammarsi, ma basterebbero altri giocatori come loro, dotati di un talento puro, con una caratteristica definita e graffiante, in grado di emozionare il gioco, il pubblico e accendere la passione. In seguito ho avuto l’estremo onore di allenarmi con loro, (non ho voluto citare appositamente Gianfranco Zola in quanto fa parte di un livello fuori dall’ordinario ve lo assicuro e ne nascerà un altro tra 50 anni forse), e spero vivamente che al più presto altri ragazzi come me, posizionati lì a bordo campo a fornire palloni, possano rivivere la stessa sensazione che ho vissuto io, sentire lo stesso boato per una palla apparentemente persa, e vedere negli occhi e nelle espressioni del pubblico la stessa emozione.

Detto ciò, testa al nuovo campionato. Con umiltà ,concentrazione e lavoro quotidiano sono sicuro che ci salveremo anche quest’anno. Seppur ancora con scarsa emozione.

di Luca Ragatzu

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