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Han, analisi di un non fenomeno tra grandi attese ed esplosione mediatica

La cessione in prestito dell’attaccante nordcoreano ha scosso l’opinione dei tifosi e scatenato il dibattito sui social: bisognava tenerlo?

HAN NON È UN FENOMENO. Partiamo dal presupposto principale e cioè che Han Kwang-Song non è un enfant prodige. Non stiamo parlando del Ronaldo brasiliano, di Mbappè o del primo Owen. Il nordcoreano ha fatto vedere ancora troppo poco per poter giustificare tutta questa euforia nei suoi confronti. Han è un giocatore indubbiamente ricco di qualità ma sovraesposto mediaticamente.

PER IL SUO BENE. Il tecnico del Cagliari Rolando Maran ha spiegato la logica dietro la sua cessione in prestito al Perugia: “Ci sarebbe anche servito averlo in rosa, ma con la società abbiamo scelto di fare il bene del giocatore”. Non fa una piega, perchè sarebbe stato deleterio tenere in panchina un ragazzo così giovane e già alle prese con le fatiche dell’ambientamento a un nuovo stile di vita. E allora non resta che fidarsi del parere di chi l’ha visto in campo e fuori tutti i giorni.

FRAGILITA’. Conosciamo troppo poco Han per poter contestare questa decisione della società. Abbiamo alcuni indizi però che ci descrivono un ragazzo ancora fragile sotto l’aspetto mentale, come la mancata partecipazione alla Domenica Sportiva dell’anno scorso, giustificata dal presidente del Perugia con una crisi di pianto del giocatore. Poi il blocco di gol dopo l’avvio super in Serie B, quel misterioso mese fuori prima del rientro a Cagliari e di nuovo il buio nelle ultime uscite rossoblù con López. Tutto accompagnato da giustificazioni più o meno credibili, sempre nel tentativo di proteggerlo dalla curiosità mediatica che quella “strana” nazionalità gli ha portato.

CRESCERE IN PACE. Han ha bisogno di tranquillità e una piazza come quella cagliaritana, costretta a lottare “ogni maledetta domenica”, non sarebbe stata in grado di aspettarlo. Il suo processo di crescita mentale qui non sarebbe stato sereno, la sua testa non avrebbe tenuto il ritmo di una squadra che non può permettersi fronzoli pedagogici. La Serie B invece può essere il giusto compromesso per valorizzare le sue ottime doti tecniche e accompagnarne la crescita psico-fisica. Una valutazione che solo chi lo ha visto tutti i giorni poteva fare e a noi non resta che comprenderla e accettarla.

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