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Razzi: “Ho portato Han in Italia. Ora dico alla Juve di comprarlo”

Un’intervista surreale di Tuttosport l’ex Senatore della Repubblica italiana si sofferma anche su Han e della sua avventura al Cagliari

RAZZI SI CONFESSA.Io volevo anche dirglielo a Trump: Donald, non andare a Singapore, che lì si mangia pure male. Ma vieni da me, no? Nel mio paese, Giuliano Teatino, provincia di Chieti. Ma vieni in Italia, no, a stringere ‘sta benedetta mano a Kim! Li portavo in Abruzzo. A tutti e due gli facevo mangiare gli arrosticini e bere il Montepulciano. Altro che Singapore. A Kim Jong-un l’avrei convinto, siamo amici. Mi ascolta, mi sorride sempre. Ma Donald non mi ha mai risposto alla mia lettera“. Inizia così la surreale intervista di Tuttosport ad Antonio Razzi, ex Senatore in quota Forza Italia, non ricandidato per le elezioni dello scorso 4 marzo.

IL LEGAME CON LA COREA. Ma Razzi è conosciuto anche e soprattutto per la sua grande amicizia con la Corea del Nord e in particolare il suo leader Kim Jong-Un. Un legame che ha portato anche a risvolti calcistici che hanno coinvolto il Cagliari e il passaggio in rossoblù del nordcoreano Han. “Tutto è partito dal 2011. L’anno che Kim prende il posto del padre alla guida della Corea. Lo sapete, no, che da giovane aveva studiato a Berna e che andava a San Siro a vedere l’Inter e il Milan? Gli piace molto il calcio italiano. La nostra grande tecnica. Tifa Inter. Io Juve. Juventinissimo. Ma non abbiamo mai parlato di calcio. C’è troppa rivalità tra Inter e Juve, non volevo creare un motivo di attrito tra noi. Di mezzo c’era la pace del mondo. Pensavo, ridendo: Antò, non parlare della Juve a un interista, sennò poi questo qua ti spara!”
SCUOLA CALCIO COREANA A PERUGIA. “Kim voleva che trovassi una scuola di calcio in Italia, è innamorato del calcio italiano, vuole che i migliori giocatori coreani vengano da voi a imparare. Io avevo le conoscenze. L’ho portato all’Inter, al Milan, alla Juve, con quell’emissario incontrai i dirigenti. Però poi mi disse che voleva che la scuola fosse più vicina a Roma, perché lì c’è l’ambasciata. Allora ho chiesto al mio amico e collega Franco Carraro. Era stato presidente della Federcalcio, del Coni.  Gli dico, a Carraro: tu sei stato al vertice del calcio, trovami una scuola calcio per favore. Lui mi dà il numero di Francesco Ghirelli, che ora è il dg della Lega Pro. Chiamo anche lui. E mi parla di Alessandro Dominici, un grande uomo davvero, e della sua bellissima scuola calcio vicino a Perugia, a Corciano. Parlo con Dominici, è contento. Ma io non so un talent scout: non so capire al volo se un ragazzino è bravo o no al calcio. Siamo nel 2012. Avevo già portato l’ambasciatore coreano a vedere la scuola. Era entusiasta. E così io, Dominici e un allenatore portoghese siamo andati in Corea a vedere i ragazzi da prendere: era il 2013“.
LA SCOPERTA DI HAN.In questo modo poi ho conosciuto Han e l’ho fatto portare in Italia. Ha giocato nel Perugia e ora fa gol in A col Cagliari: il primo nordcoreano nella storia del nostro calcio. Pure Choe avevo fatto venire, quello che dopo ha giocato nella Primavera della Fiorentina. Appena vidi giocare Han mi piacque subito. Veramente bravo. E poi dopo il primo gol di Han in Italia lui mi ha regalato la sua maglietta autografata e io gli ho detto: tu sei un fenomeno, sei qui da niente e già parli meglio di me l’italiano, vedo che ti sei già ‘imparato’ bene la lingua. Lui era tutto sorridente. I nordcoreani sorridono sempre. Anche quando non ti rispondono e tu gli fai le domande e gliele ripeti, ma loro sempre zitti. Però continuano a sorriderti. 
“MAROTTA, COMPRA HAN!”. “Una volta dissi a Kim: ‘Complimenti, ci ha mandato in Italia dei giovani giocatori che sono bravissimi’. E lui, sorridente: ‘Grazie, grazie’. Ho anche regalato una maglietta di Han del Cagliari al vice di Kim. Ma loro è chiaro che amano tutti la Juve perché la Juve è sulla bocca di tutti. Avevo anche proposto di portare Dybala a Pyongyang a fare un’amichevole con la Juve per favorire la pace. Lì hanno lo stadio più grande del mondo, 200 mila spettatori. Sapete che significava? Che anche la mia Juve contribuiva alla pace nel mondo. Avevo anche scritto a Marotta di comprare Han, il nordcoreano del Cagliari. Ci si poteva fare il business con Han, anche se costa 15 milioni. Già solo con i gadget e le magliette da vendere ai cinesi la Juve poteva recuperare la spesa. L’ho portato io in Italia, Han”.
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