L’attaccante del Cagliari ha rilasciato un’intervista al Corriere dello Sport per commentare la sua stagione e quella dei rossoblù conclusa con la salvezza
LA STAGIONE. “Sono molto soddisfatto – dice Leonardo Pavoletti, capocannoniere del Cagliari con 11 reti – non solo per me perchè se il campionato si fosse concluso con la retrocessione avrebbe avuto tutto un altro sapore. Se potessi cambiare qualcosa cambierei la mentalità che abbiamo avuto in alcune partite, la paura ci ha fatto fare prestazioni disastrose. Per fortuna nei momenti cruciali siamo riusciti a venir fuori nel modo giusto“.
QUASI UN ANNO FERMO. “Il primo periodo non è stato facile, perché cambi squadra, ambiente e compagni. Ci vuole del tempo per adattarsi e ho pagato i tanti mesi durante i quali non ho giocato. Mi ha fatto piacere essere riuscito a dare una mano ma credo di poter dare ancora di più. Ci sono state delle buone partite, credo di aver vissuto un buon processo di maturazione sotto il profilo professionale e di aver fatto anche meglio di Genova”.
PRESSIONI. “Anche questo fatto, unito al dover tentare di non far rimpiangere Borriello, sono stati elementi che mi hanno dato una certa pressione. Ma allo stesso tempo per me è diventata una sfida che credo di aver superato bene. Anche perché mi sono sentito parte integrante di un bel progetto”.
FUTURO. “Ho sempre cercato una squadra dove poter stare a lungo e della quale poter diventare un simbolo. Ad agosto il Cagliari mi ha proposto questo e io ho scelto di esserci. Poi, si sa, nel calcio si vive alla giornata e per questo non faccio promesse perché non dipende solo da me”.
CAMBIO IN PANCHINA? “La situazione è particolare e dopo un anno del genere non so quali siano le intenzioni della società. Il mister e il suo staff sono riusciti a creare un rapporto bellissimo, umano. López credo sia un allenatore molto preparato e mi farebbe piacere continuare a lavorare con lui, ma nel calcio non si sa mai”.
COLLEGHI DI REPARTO IN DIFFICOLTA’. “I numeri dicono questo, ma io sono arrivato qui e conoscevo già Farias dai tempi del Sassuolo, mentre Sau è un giocatore che mi ha sempre fatto impazzire. Quest’ultimo ha avuto un percorso simile al mio e mi sono rivisto spesso in lui tanto che speravo un giorno di potergli giocare accanto. Anche Joao Pedro è un ottimo giocatore che era partito benissimo. Purtroppo sono successo tante cose imprevedibili e non abbiamo segnato tanto, ma credo sia stato più una questione di squadra che di singoli”.
PAURA DI RETROCEDERE. “Ne abbiamo avuta tanta. Abbiamo toccato il fondo a Verona e a Genova in casa della Sampdoria con due prestazioni mosce. Sembravamo incapaci di reagire e invece dopo la Samp è scattata quella scintilla che sarebbe dovuta scattare molto prima. Rinforzi? Conoscendo il progetto ambizioso della società, credo che qualcosa si dovrà fare, innanzitutto per trovare dei rimedi che ti permettano di migliorare dove le cose non hanno funzionato e poi anche per dare un segnale alla piazza”.
NAZIONALE. “L’Azzurro ha sempre il suo fascino anche se al termine di questo campionato sono quasi contento di poter essere già in vacanza perché ero al limite. Io spero di continuare a fare bene con il Cagliari e magari di essere chiamato. Per me sarebbe un orgoglio. Mancini lo ricordo da quando ero un bambino e lui giocava, ma ho seguito anche il Mancini allenatore. Poi non dimenticherò mai un Genoa-Inter, praticamente uno spareggio per l’Europa, che si chiuse con il successo dei Grifoni per 3-2. Segnai un gol e presi una trasversa giocando la più bela partita della mia carriera”.