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Cellino: “Allegri allenatore straordinario. López mi chiamò prima di accettare”

Ventidue anni di Cagliari, vissuti tutti con l’impeto che solo Massimo Cellino poteva avere nel guidare i rossoblù. Ventidue anni in cui qualche allenatore Cellino l’avrà visto passare. Arrivare, fare bene e/o fare male in panchina. E poi andare via. Spesso di fretta, con esoneri repentini e, a periodi, uno dopo l’altro. E dato che “un esonero non si nega a nessuno“, andò così con López e Allegri. Due allenatori che oggi si sfidano alla Sardegna Arena e sui quali Cellino, all’epoca, puntò forte e deciso. Dando vita ad alcune delle pagine più belle della storia recente del Cagliari. L’ex patron dei rossoblù, oggi alla guida del Brescia, ne ha parlato sulle colonne de La Gazzetta dello Sport.

Il rapporto López-Allegri, un ricordo speciale:Quando scelsi Allegri prese il posto di Ballardini che aveva centrato la salvezza con una grande rimonta. I ragazzi non capirono il cambio e l’inizio di Max fu terribile, con un solo pari in 6 gare. E Lopez era il leader di uno spogliatoio freddino con il livornese. Ma le cose cambiarono in fretta. Io rinnovai il contratto a Max e Lopez presto divenne il suo braccio destro. López è un robot. Non aveva un gran fisico, ma difendeva come un leone e Allegri ne apprezzava la tenacia e la lealtà. Lo considerava il suo vice in campo. E in settimana gestiva pure i permessi dei giocatori. Furono due anni bellissimi”.

Entrambi hanno allenato il Cagliari nell’era Cellino: “Allegri era avanti già da giocatore. Mi sorprende perché riesce sempre a migliorarsi, mettendosi in discussione anche nella tattica. Invece Lopez è uno stantuffo. In campo lavora benissimo, come un matto. A volte si intestardisce, ma noto che sta migliorando. Gli esoneri? Max lo mandai via per rabbia, perché aveva già la testa al Milan. Invece dovetti licenziare Diego perché era troppo legato ai vecchi, che ormai parlavano tanto e correvano poco. Eppure restano tra i miei favoriti. E non solo come allenatoriA chi sono più legato? Con Allegri mi sento spesso, parliamo di tutto, non necessariamente di calcio. Con Diego ho meno contatti, ma avremmo potuto ritrovarci. L’avrei portato a Leeds, ma lui non parla inglese… Così come l’anno scorso non sono riuscito a tesserare suo figlio che è rimasto in rossoblù“.

Ma se López allena lo deve ad Allegri, che glielo consigliò?Diciamo che Allegri ha dato il suo contributo. In realtà non è stato semplice: lui a 30 anni voleva tornare in Uruguay, ma lo convinsi a restare e smise a 36. A quel punto sono stati i suoi figli, nati a Cagliari, a convincerlo ad allenare gli Allievi. Avevo come alleata anche sua moglie“.

E qualche consiglio ai due, Cellino di certo non lo nega:A volte capita. Per esempio Lopez sbagliò ad andare a Palermo e l’avrei sconsigliato. Stavolta, invece, mi ha chiamato prima di accettare Cagliari“.

Dopo il Cagliari per Allegri solo successi: “Con la Juve è sempre obbligato a vincere. Max ha sviluppato una capacità di adattamento fuori dalla norma. Ragiona da manager e fa il bene del club. A chi assomiglia? Non certo a Conte, direi ad Ancelotti. Con una differenza: Carletto è un grande nel rapporto umano con i calciatori, come Max. Forse Allegri ha qualcosa in più sul piano tattico“.

Partita difficile per il Cagliari, ma Cellino sa da che parte stare:Non scopro certo io la differenza di valori, ma sono certo che Diego darà filo da torcere a Max. Io la vedrò. E tiferò, come sempre, per quei colori a cui mi sento ancora legatissimo. Il Cagliari e il suo pubblico meritano tantissimo. Non me ne vogliano Marotta e Paratici, che stimo tanto“.

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