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Joao Pedro: “Il mio futuro? Sempre più convinto che Cagliari è casa mia”

Joao Pedro è sempre stato uno tra i più discussi fra i calciatori del Cagliari, la sue performance nel bene o nel male sono sempre al centro del ciclone. E’ un giocatore che quando ha la giornata dalla sua riesce a fare la differenza in campo, combatte per la maglia e dimostra la grinta di un leone da combattimento. Ma non sempre le sue prestazioni sono brillanti, alle volte il suo approccio alle gare è quello più contestato e criticato dai tifosi, che non esitano a metterlo in discussione nei momenti più difficili del calcio.

Il Corriere dello Sport lo ha intervistato sul suo percorso in campionato. Sotto riportate le sue dichiarazioni. 

I suoi tiri a segno sono stati realizzati principalmente in trasferta, gli viene chiesto se provvederà a farne uno anche all’Olimpico:Speriamo. Ma contro una grande squadra come la Roma non basterà solo segnare perché ci vorrà una ottima prestazione da parte di tutta la squadra”. Alla domanda che voto si da lui risponde: “Direi un 6 pieno. Sono contento per quello che ho fatto e il voto è la media tra alcune gare nelle quali credo di aver fatto la differenza, con altre in cui non ci sono riuscito”. Sui cinque gol dice: “Ho lavorato per questo, così come avevo fatto anche l’anno scorso dopo un ritiro molto importante prima che, però, iniziasse a girare male. Quando segni, però, tutto diventa più bello e più facile, ma devo ringraziare la squadra perché senza i compagni non ci sarei riuscito».

Sui ruoli di mezz’ala, trequartista e seconda punta, gli viene chiesto se sia un vantaggio essere eclettico: “Credo sia assolutamente un vantaggio perché il calcio moderno richiede tanta disponibilità. Se sai ricoprire più ruoli e fai quello che ti chiede il tecnico, puoi diventare un giocatore importante. Diciamo che sono felice ma so di poter fare ancora di più». Sulla posizione favorita dichiara: Sabato, per esempio, credo di aver fatto una grande prestazione da mezz’ala pura. Certo, se qualcuno si aspetta che prenda la palla dalla mia metà campo e vada a segnare dopo aver dribblato tutto, allora mi sembra un po’ difficile riuscire a soddisfare tutti quanti”.

Su cosa si prova ad essere capitano rossoblù pensa: “Per me è un onore. Fino a quando non la indossi non capisci l’importanza e la responsabilità di averla. Dopo la prima volta che l’ho avuta, è cambiato il mio modo di vedere le cose e forse i compagni mi hanno scelto perché sono riuscito a trascinare la squadra in alcune occasioni”.  Sul giocare al fianco di Pavoletti dice: “E’ davvero facile perché lui gioca per la squadra, lotta su ogni pallone e in area, non so come ci riesca, la prende sempre lui. Sappiamo di avere davanti un bel punto di riferimento e lui è un grande attaccante”.

Alla domanda sul suo futuro commenta: “Dopo l’infortunio dello scorso anno che mi ha costretto a star fuori tre mesi, ho maturato sempre di più la convinzione che Cagliari è casa mia”. Su Rastelli e López espone il suo pensiero: “Rastelli ha preso la squadra in un momento difficile ed è riuscito a centrare una promozione meritata e una grande salvezza. Lopez conosce il Cagliari meglio di chiunque altro e ha una carica nel sangue che riesce a trasmetterti. Entrambi hanno fatto ottime cose, ma quando le cose vanno male, non c’è nulla di nuovo nell’assistere ad un cambio in panchina”. Sui più pericolosi della Roma fa i nomi di: “Dzeko è un grande attaccante, ma anche Nainggolan, se in giornata, può decidere la partita. Speriamo di riuscire a fermare entrambi”. 

 

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