
Quattordici anni fa il fallimento. Oggi la gloria a San Siro. La Gazzetta dello Sport ripercorre la storia degli ultimi quindici anni del Pordenone, la squadra che martedì ha sconfitto il Cagliari alla Sardegna Arena, eliminandolo dai sedicesimi di Coppa Italia e regalandosi un biglietto per Milano, dove sfiderà l’Inter alla Scala del Calcio di San Siro.
Una fideiussione non presentata e il Pordenone viene escluso dal calcio professionistico. È il novembre 2003 quando i neroverdi si calano nella realtà del campionato di Eccellenza friulana. Al Bottecchia si gioca Pordenone-Vesna, ma in campo non c’è nessuno. I giocatori hanno deciso di scioperare contro una proprietà che ormai non esiste più. Al loro posto nelle settimane seguenti arriveranno a sostituirli in campo anche tre piloti delle Frecce Tricolori. La retrocessione è scontata, nonostante in maglia neroverde ci sia anche l’ex Inter Angelo Orlando.
La stagione seguente il Pordenone è in Promozione: Sergio Bolzonello, ora vicepresidente del Friuli Venezia Giulia, e gli imprenditori locali Giampaolo Zuzzi e Mauro Lovisa cominciano gradualmente a guidare il club. Non chiamatela favola, però. Tutto nasce dalla programmazione. Due semifinali playoff di C perse negli ultimi due anni (nell’ultima sconfitti ai rigori dal Parma promosso in B), un centro sportivo all’avanguardia e una mission umana: prima si scelgono le persone, poi i calciatori. Uomini, non dipendenti. E uomini sono quelli che hanno realizzato l’impresa di battere il Cagliari, che certo ci ha messo del suo.
Ora andranno a San Siro per gli ottavi: il capitano Stefani, il terzino De Agostini, il regista sardo Burrai e il dieci Berrettoni, ex Perugia e Lazio, sono i leader dei friulani. Ma ci sono anche i giovani e giocatori rinati, guidati in modo eccezionale da mister Leonardo Colucci. “Andremo a San Siro per la coppa – ha detto il presidente Mauro Lovisa – ma l’obiettivo è quello di tornarci entro qualche anno in campionato“. Ecco l’obbiettivo della favola, pardon, del miracolo Pordenone.
