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“Sparagli Piero, sparagli ora…”

“…e dopo un colpo sparagli ancora, fino a che tu non non lo vedrai esangue”.

Fabrizio De Andrè cantava così nella sua celeberrima La guerra di Piero. Il soldato Piero veniva “incoraggiato” a sparare all’omologo nemico una volta e due volte in modo tale da non rischiarne la risposta. Ed invece Piero indugiò fornendo al suo nemico la possibilità di “…imbracciare l’artiglieria e non ricambiare la cortesia”. Il risultato? Piero morì sotto i colpi del nemico per aver, lo ripetiamo, indugiato e non aver prontamente utilizzato la sua artiglieria per anticipare la mossa avversaria.

Il Cagliari visto a Udine ha ottenuto tre punti fondamentali e questa, per usare la frase di un certo Giampiero Boniperti, è l’unica cosa che effettivamente conta. Non solo: le note positive sono state diverse come la porta rimasta inviolata, le buone prestazioni di Andreolli e Cigarini, le conferme di Faragò e Barella.

D’altro canto, però, è d’obbligo segnalare un neo sulla quale Diego López farebbe bene a prestare attenzione: dopo il goal di Joao Pedro i rossoblù si sono in maniera incomprensibile rinchiusi nella propria metà campo rinunciando totalmente, o quasi, ad attaccare. Soprattutto Pavoletti è stato lasciato solo a cercare di contrastare la, seppur mediocre, difesa friulana.

Un atteggiamento già visto nel secondo tempo di Torino e che i rossoblù hanno pagato a caro prezzo, mentre oggi l’eccessiva modestia dell’Udinese ha consentito di ottenere tre punti d’oro. Il rischio di non chiudere le partite come queste per rinuncia o per indugio potrebbe, proprio come al Piero di De Andrè, portare ad essere colpiti da un avversario che pur dimostra di essere più debole.

Presi i tre punti che hanno portato a 6 la distanza dalla terz’ultima in classifica, da domani si può lavorare anche per chiudere anzitempo le partite, perché una cosa fatta bene può essere di certo fatta meglio.

 

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