Non sono simili, anzi. Sono prototipi diversi, opposti, di difensore centrale. Diego López era un lottatore, una bandiera. Leader carismatico di un Cagliari d’altri tempi: uno che in campo dava tutto fino al novantesimo. Badando più alla sostanza che alla forma. Filippo Romagna invece è il classico difensore elegante, nato come centrocampista centrale. Ama avere la palla tra i piedi e impostare. Ma sa anche come farsi valere in copertura e come fronteggiare attaccanti anche più esperti.
Sono opposti Diego López e Filippo Romagna. Ma, come nel più classico dei casi, gli opposti si attraggono. È per questo che l’allenatore rossoblù sembra non voglia rinunciare al difensore dell’Under 21: finora lo ha schierato quattro volte su quattro da quando si è seduto, a metà ottobre, sulla panchina del Cagliari.
Del suo talento si era già accorto Massimo Rastelli che, dopo un minutino a Ferrara contro la Spal, lo aveva schierato per l’intera gara a Napoli (esordio da titolare discreto, pur con fallo da rigore) e in casa col Genoa. L’arrivo del mister uruguaiano, insieme ai forfait di Pisacane, Ceppitelli, Andreolli e Capuano, vittime di acciacchi a gare alterne nelle ultime settimane, ne hanno permesso l’esplosione definitiva. Tanto che ora che tutti sono tornati disponibili è probabile che mantenga la maglia da titolare, acquisita e onorata con sudore e impegno.
Certo, si può sempre migliorare. Le uscite eleganti palla al piede talvolta risultano un po’ rischiose, pur belle da vedere e fondamentali viste le qualità uniche nella rosa rossoblù. Così come qualche momento di black out o qualche ingenuità che il numero 13 potrà sicuramente limare col tempo. Facendo esperienza e acquisendo quella furbizia che ancora un po’ gli manca, ma che risulta fondamentale per il ruolo. Una cosa è certa: il talento Romagna ce l’ha e si nota ogni volta che scende in campo. Il mestiere lo acquisirà col tempo.