Sembra passata un’eternità dalla prima stagione di Giulini alla presidenza del Cagliari. Un po’ di inesperienza e un po’ di sfortuna catapultarono i rossoblù in Serie B: una squadra che conteneva ben nove giocatori presi in prestito (Capuano, Farias, Crisetig, Longo, Brkic, Cop, Gonzalez, Husbauer – sono rimasti solo i primi due). L’anno dopo sarebbero stati in quattro (Tello, Cerri, Rafael, Barreca – solo il brasiliano è ancora in rosa) mentre nella scorsa stagione arrivarono con questa formula Tachtsidis, Gabriel, Miangue e Faragò: i primi due rispediti al mittente a giugno.
Da nove a zero: ora il Cagliari ha cambiato strategia, come racconta oggi L’Unione Sarda in un’approfondita analisi nelle sue colonne. “Patrimonializzare” è la parola d’ordine, come promise lo stesso Giulini: “Non vogliamo fare da chiocchia, vogliamo giovani che possano poi essere del Cagliari“. E così, in effetti è stato: la rosa del Cagliari è effettivamente del Cagliari, senza prestiti e senza opzioni che tengano. L’unico giocatore il cui cartellino non è – ancora – della società di via Mameli è proprio Leonardo Pavoletti, su cui è presente però un obbligo di riscatto fissato a 10 milioni.
Un Cagliari virtuoso, che ha saputo trattenersi dalla tentazione del facile e comodo prestito, tuttavia così poco fruttuoso a lungo termine: in Serie A solo in tre possiedono esclusivamente giocatori di proprietà: oltre ai sardi, Roma e Udinese; Spal e Benevento sono invece le squadre che più hanno fatto ricorso alla formula del prestito: ben 12 volte.
La lungimiranza non è mancata al ds Rossi, che volendo “impostare il lavoro guardando ai prossimi due-tre anni” ha virato fortemente su una strategia a lungo termine, e le stesse cessioni di Han e Colombatto, che pure stanno facendo benissimo in B a Perugia, sono da inquadrare in questo tipo di programmazione. Gli acquisti a titolo definitivo di Miangue e Romagna, pure.