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Amarcord rossoblù: quando il Cagliari si radunò a Monte Urpinu

Ancora pochi giorni e si riparte. Sarà il consueto ritiro precampionato a dare il via alla nuova stagione del Cagliari: come lo scorso anno, cornici per le grandi fatiche di Borriello e compagni saranno prima Pejo, poi Aritzo, due splendide località che accoglieranno a braccia aperte la comitiva rossoblù.

Non sempre, però, il Cagliari ha potuto preparare la stagione al meglio, in una delle tante meravigliose località da cartolina. C’è stato un periodo in cui la società sarda navigava in bruttissime acque, a causa di gestioni non proprio all’altezza. In particolare, dopo quelle di Alvaro Amarugi e Fausto Moi, il rischio bancarotta era ormai alle porte.

È l’agosto del 1987: il Cagliari, fresco di retrocessione in C1, è tutto da ricostruire. Solo grazie a una cordata capeggiata da Lucio Cordeddu, poco prima dell’acquisizione da parte dei fratelli Orrù, riuscirà a salvarlo da un fallimento ormai certo. Una grossa mano d’aiuto la diede anche Gigi Riva, che nel periodo forse più buio della storia rossoblù ci mise la faccia, assumendo la carica di presidente della società. Piano piano le cose si rimisero a posto, ma in quel caldo agosto bisognava ricominciare a “pedalare”. E in fretta. La società ingaggiò come tecnico Enzo Robotti. I contratti non furono facili da chiudere, e molti decisero di non sposare il nuovo progetto: il tecnico si ritrovò così con una ventina di giocatori ai suoi ordini, pronti per tentare di riprendere il cammino.

Organizzare un vero ritiro precampionato in quelle condizioni fu praticamente impossibile. Così il neo allenatore, senza perdersi d’animo, radunò i ragazzi a disposizione ai piedi del parco cittadino di Monte Urpinu. Fu un ritiro come quelli di tante squadre dilettanti, tra l’incredulità dei tifosi, peraltro mai così indifferenti. Era il 13 agosto: in quel giorno, il Cagliari ripartì non senza difficoltà, in un campionato che lo vide quasi retrocesso in Serie C2. A evitare il doppio salto all’indietro ci pensò poi un tecnico sardo, quel Mario Tiddia chiamato in corsa per salvare il salvabile dopo l’esonero di Robotti.

Scampato il pericolo, però, si misero poi le basi per un piccolo miracolo sportivo, che nella stagione successiva ebbe come protagonista un certo Claudio Ranieri

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