Le dure parole dell’ex giocatore rossoblù, ritiratosi dal calcio per i noti problemi di alcol. La possibile svolta della carriera naufragata a causa della sua dipendenza
A parlare è lui, ma forse non fino in fondo. Fabian O’Neill ripercorre alcune tappe della sua carriera, condizionata pesantemente dalla sua dipendenza dall’alcol. Un giocatore dalle grandi doti, dai piedi fatati, ma che non andavano d’accordo con la sua testa.
L’ALCOL. “Se non bevo non sono felice”, spiega O’Neill alla radio uruguayana Las Voces del Fútbol, “quando il mio fegato inizia a dare problemi, smetto per un giorno e poi ricomincio”.
IL RAPPORTO COL CALCIO. “Non so se sia stato io ad averlo lasciato o lui a lasciare me. Però non mi è mai piaciuto: lo praticavo solo per necessità. Ho sempre giocato come se fossi per strada, mi sono anche divertito, ma non ero un professionista come poteva essere Forlan. Alla Juventus andavo a dormire quando Nedved si alzava dal letto. Ai giocatori di 20 anni vorrei dire una cosa: oggi avrete molti amici che tra qualche anno non ci saranno più”.
PACO CASAL. “Lo considero mio padre, mi ha acquistato quando ero rotto. Una volta mi disse che se avessi smesso di bere mi avrebbe portato in Inghilterra, in Germania o dove voleva. Gli ho detto di no“.
TABAREZ. “Non lo amo, mi ha mandato via da Cagliari. Una volta per uno scherzo in campo mi cacciò dall’allenamento. Allora io presi un taxi per l’aeroporto e tornai in Uruguay. E poi di calcio non sa nulla, è solo un insegnante di scuola”.