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Faragò, l’eroe della classe operaia

Paolo Faragò

Il sogno di ogni operaio, si sa, è diventare proprietario della fabbrica. Decidere al posto del capo turni, pause, orari. Modi e tempi della produzione. E cominciare a dare ordini piuttosto che riceverli. Un sogno destinato a rimanere tale. A meno che non ti chiami Paolo Faragò.

Nella sua storia non c’è nessun capo. Solo un ragazzo, un “operaio”. Una mezzala discreta senza grandi doti tecniche. Un giocatore che in estate sfigura di fianco ai mezzi fisici e tecnici dei vari Barella, Cigarini, Ionita. Non ha dribbling, non ha il piede, non ha grinta in fase difensiva e non stupisce per corsa in fase offensiva. Tanto che a Pejo e Aritzo ancora qualcuno storceva il naso, nel vedere affidata a Faragò la fascia destra. Mentre in rosa c’è ancora Mauricio Isla. Dirlo oggi fa strano, ma è evidente che fosse così per molti tra tifosi e addetti ai lavori. Fa strano perché ora tutti gioiscono per il prolungamento di contratto fino al 2022 del centrocampista di Catanzaro.

Il ragazzo, nata mezzala a Novara e poi giunto al Cagliari a gennaio 2017, è rimasto oggetto misterioso fino al ritiro estivo. Lì viene spostato da Rastelli sull’esterno, come terzino destro di una difesa a quattro. Ma non convince pienamente. Non appare lucido né in fase difensiva né in quella offensiva, dove sbaglia gol clamorosi. Poi, con l’arrivo di López, complici le difficoltà di Miangue e gli infortuni di van der Wiel diventa il proprietario della fascia destra, con Padoin dirottato a sinistra.

Due gol (contro Benevento e Verona) e quattro assist, tre per Pavoletti e uno per Joao Pedro e decine di prestazioni di livello sono il resto della storia. Numeri che non riescono comunque a dare l’idea di quanto Faragò stia diventando fondamentale per il Cagliari, che per questo, ora che è assente per un problema alla schiena, sta facendo di tutto per recuperarlo già in vista del match di sabato pomeriggio contro il Chievo. I mezzi tecnici si sono visti. La duttilità e l’intelligenza tattica pure. Così come si è visto che si tratta di un abile crossatore e di un esterno di corsa. Mentre Agostini continua a insegnargli la fase difensiva.

Da operaio a proprietario. Come nelle migliori favole. Il cui è finale è tutto ancora da scrivere…

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