Se il Cagliari ha fatto 14 punti grazie ai subentrati, registrando su questo la miglior differenza punti della Serie A, è perché in panchina c’è Claudio Ranieri. Non è fortuna e non è un caso se i rossoblù hanno mandato in gol 6 giocatori diversi entrati a gara in corso, altro record del campionato, e se sono al secondo posto per reti segnate dai panchinari (12) e al primo per quelle rivelatesi decisive (10).
Sono i numeri che certificano un gruppo sano, fatto di giocatori che con tutti i limiti di una neopromossa stanno dando il massimo. Si è fatto troppo in fretta a criticare l’operato dell’allenatore guardando solo ai risultati delle singole partite e alla posizione in classifica. In tanti non avevano guardato a quello che conta davvero quando si giudica un allenatore: un gruppo che segue i principi di gioco, l’assenza di musi lunghi, la prestazione oltre all’episodio che decide il risultato.
Il Cagliari non è costruito per avere un gioco spumeggiante, per controllare la partita o fare possesso palla. Ha dei giocatori per fare contenimento e ripartenza, sporcare il gioco degli avversari e andare in verticale. Tante volte ci sono state critiche al gioco espresso, ma la realtà è che i rossoblù hanno un gioco “brutto” per vocazione, ma raramente sbagliano il piano di gioco. Le partite davvero “sbagliate” si contano sulle dita di una mano: Fiorentina, Torino, Lazio e Roma due volte. Le altre, quando sono andate male, sono state decise da episodi, o dalla differenza di valori tecnici in campo. Mai il Cagliari ha perso per indolenza, per atteggiamento arrendevole o per una squadra in rivolta contro l’allenatore.
Dunque, come ebbe a dire il presidente Giulini dopo la gara contro la Lazio, nessuno oltre Claudio Ranieri può salvare questa squadra. Due anni fa si è andati in B per una parte del gruppo che non c’ha creduto abbastanza, ora però, a prescindere da come finirà, c’è una certezza: tutti stanno dando tutto. E vada come vada, Ranieri a Cagliari non sarà mai la persona sbagliata in panchina.