“La gente vuole che io sia il capitano di una certa comunità. Dico sempre: guarda, io rispetto tutti, tutta la comunità, tutta la gente. Ma voglio concentrarmi solo su me stesso, sulla mia squadra, sul Cagliari, magari anche sulla Nazionale. Volevo solo dare un messaggio a tutti e penso che sia andata davvero bene”.
“Adesso sono più rilassato, ho più esperienza. Ho una responsabilità più grande. Ma non mi sento un capitano. Leonardo Pavoletti, Viola, Gianluca Lapadula: questi i leader. Un’ora prima della partita siamo qui e pensiamo a cosa può succedere”.
“I tifosi ci sono vicini: un dodicesimo giocatore. Quando eravamo in una brutta situazione non fischiavano, non insultavano. Ci sostenevano. Qualche settimana fa eravamo sotto 3-0 e sentivamo questa energia. Abbiamo vinto 4- 3”.
“Ranieri? Ha portato il Cagliari dalla Serie B alla Serie A, è davvero un re in città e mi ha voluto lui. Dopo le partite scherza. Avrei potuto segnare o fare un assist e lui dice : “Kuba, hai giocato oggi? Non ti ho visto”. Non posso dire niente perché ho troppo rispetto. Ma nel gioco, quando sei emotivo, lui mi urla e forse sono io la persona troppo sensibile e io urlo di rimando. Conosce molto bene i giocatori e la loro mentalità. A volte pensi che stia facendo qualcosa di strano, ma poi dimostra di avere ragione”.