Le parole del giornalista sul Corriere dello Sport ricordano il grande campione rossoblù. Vediamo alcuni stralci del suo pensiero
“Interista per nascita, cagliaritano per passione e affinità elettiva, juventino per professione. Sono le tre vite calcistiche, prematuramente spezzate ieri mattina all’alba in una camera della Multimedica di Sesto San Giovanni dov’era ricoverato da quindici giorni, di Sergio Gori da noi tutti chiamato soltanto Bobo…”.
“…Così cominciò a viaggiare, secondo tecnica dell’epoca, verso la sana provincia. La prima volta prese il treno per Vicenza, spedito da Italo Allodi nello scambio con Vinicio, e si capì che il gol d’astuzia sarebbe stato la sua specialità. La seconda fu il viaggio più affascinante e importante della sua vita. Andrea Arrica, grande architetto del Cagliari campione d’Italia, realizzò lo scambio diventato un affarone economico e tecnico: alla Milano interista sbarcò Boninsegna, presero l’aereo per Cagliari in tre, Bobo Gori appunto, Domenghini e Poli con l’aggiunta di 220 milioni, ossigeno per le casse del club. Fu l’inizio di una vera cavalcata scandita da cifre di gran pregio (166 presenze, 33 gol) e in particolare dal tricolore raggiunto in un pomeriggio di sole pieno, nello stadio di un tempo, il mitico Amsicora, con una rete, la seconda, quella del 2 a 0 sul Bari di Pasquale Loseto. Cagliari divenne così l’autentica patria calcistica di Gori e non solo per i sei anni vissuti con la maglia numero nove sulle spalle. In Sardegna si sposò, lì nacquero i suoi due figli, lì prese piede la strepitosa ditta umana oltre che calcistica con Gigi Riva, la coppia ideale di un attacco sapientemente allestito da Manlio Scopigno, l’allenatore dissacrante dell’epoca. « Sono stato tra i primi falsi nueve: io arretravo e lasciavo lo spazio a Gigi che abbatteva le porte col suo sinistro micidiale » raccontò Bobo…”.