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IL DRIBBLING DI… Mario Frongia. Cagliari, disastro siciliano

I rossoblù soccombono su tutti i fronti. I padroni di casa la chiudono dominando nel secondo tempo. Pavoletti la accorcia nel recupero. Liverani fallimentare e capro espiatorio perfetto. Ma forse è tempo di fare aria

SPALLE AL MURO. Ennesima sconfitta, partita inguardabile, dominati da una squadra modesta. Cagliari quattordicesimo, a +3 non dai play out ma dalla prima delle retrocedenti in C, il Cittadella. Un incubo infinito. Ma poniamo pure che il presidentissimo faccia saltare Fabio Liverani. Un primo risultato lo potrà ottenere: darà la colpa al tecnico, che ha le sue, dopo averle date a Capozucca e Passetti, per stare agli ultimi due mesi di scaricabarile. Cancellando il fatto che il tecnico l’ha voluto lui con forza, così come campagna acquisti e cessioni, soprattutto, ingerenze e il resto. Poi, va detto che condotta agonistica, risultati, non gioco, identità evanescente eccetera, giustificherebbero l’esonero. Che potrebbe arrivare anche prima della prossima e ultima d’andata del 26 dicembre con il Cosenza. Poi, arriva un mago, ovviamente gratis, trasforma questi 26 giocatori, si scioglie il sortilegio. E si può puntare alla risalita diretta in A. Battute a parte, c’è davvero da preoccuparsi. E da guardarsi alle spalle.
DAL CAMPO. Out Di Pardo e Barreca (davvero incredibile, tra acciacchi e altro, come la risposta d’esperienza e condizione chiesta al terzino sinistro stia mancando dopo prove opache o poco più), Deiola, Rog e Mancosu, ecco Zappa e Obert. In mezzo, riappare Altare con Capradossi. Quindi Nandez, Kourfalidis e Makoumbou. Quella del giovane greco è una bella conferma, così come quella, a tratti, di Falco alle spalle di Lapadula e Pavoletti. Le
scelte di lasciar fuori Luvumbo e Viola sono le sole che possono dare qualche perplessità: ma se l’angolano ci mette sempre qualcosa, il centrocampista entra ed è un’ombra. Il convento passa questo. E chi l’ha allestito lo sa bene. E se non lo sa, conferma ancora un’incompetenza clamorosa. Il tutto, con il dovuto in bocca lupo al Primavera Zallu, al debutto in panca.
SBIADITI E INGENUI. Sotto dopo 33’. Un primo quarto d’ora che conferma, innanzi tutto, la pochezza di entrambe le squadre. Timorose, imprecise e incerte anche nell’abc di gestione della palla. Il Cagliari si può permettere di aspettare, il Palermo di Corini non sembra partire con il piglio adatto. Squilli in avvio di Pavoletti e Nandez. Il dominio della squadra di Liverani pare lievitare. Dura poco. Le ripartenze ci sono abbastanza precise. Kourfalidis è un treno. Makoumbou in regia, Nandez pare in buona forma. I rossoblù (in giallo al “Barbera”) sembrano più determinati. Segre, Di Mariano e Sala (con tentativo di presa horror di Radunovic!) impensieriscono Liverani. Poca roba, la sintesi tra undicesima e quattordicesima in classifica. Dopo mezz’ora Nandez causa il rigore su Stulac e Brunori dal dischetto non perdona: 1-0. Il resto è noia, senza reattività. Con il solito mosaico di palle giocate all’indietro, lanci lunghi, quasi sempre preda dei difensori palermitani, una manovra improvvisata e
lenta. E ci si ritrova a commentare lo scarso peso agonistico, sofferenza inclusa, sulle seconde palle. Il Cagliari, insomma.
MOSCI E SCARICHI. Sala e Di Mariano dominano sulla corsia di sinistra, Zappa impalpabile, sono la cifra di avvio della seconda frazione. In area rossoblù è il consueto mia-tua. Anche con un favorevole divario di statura, il Palermo sfida Radunovic. Dal campo poca garra! Poca cattiveria agonistica? Poca autostima. Solita leadership cercasi. Vedrete che la colpa sarà di Capozucca e Passetti. Poi, il raddoppio lo firma Segre, su corner, 2-0. Obert, pronto? Ma è giovane, ha meno colpe degli altri. Una squadra che non sa che fare della palla dopo diciotto giornate, che non ha un riferimento preciso in regia, che pare essere al debutto, fa pena e mette addosso una tristezza infinita. Ha ragione un lettore: la fotocopia del gruppo che è retrocesso a Venezia. Dunque, la colpa è stata di Joao Pedro, Cragno, Marin,
Grassi, Bellanova e gli altri, complici in campo di un flop storico di cui mezza Italia, specie a Salerno, ancora ride. E adesso? Liverani inserisce Viola, Luvumbo e Dossena. Alla fine mancano venti minuti scarsi. Un’agonia senza fine. Una piccola scossa arriva da Luvumbo: acerbo e poco altruista? Ma almeno fa accadere qualcosa, combatte, mette paura agli avversari, dribbla e tira. Il Cagliari sotto di due reti gioca al rallenty e trasmette l’idea di una squadra in perfetto controllo! Follia. E Di Mariano si divora il 3-0. Poi, Pavoletti l’accorcia, 2-1. E nell’extratime (9’) c’è un bel
tiro di Carboni, deviato in angolo. Ma non basta. Reagire nell’ultimo spicchio di partita. Anzi, fa ancora più schifo.
NOTARELLE.
Avvicinamento. Possibile siparietto di Natale: il presidentissimo avrebbe agganciato Claudio Ranieri. Se fosse, già questa sarebbe una notizia. Il tecnico romano non avrebbe dato un no definitivo. La richiesta? Un centrale difensivo esperto e pronto subito. Poi, si vedrà. Sognare non costa nulla.
Un mondo un po’ più povero. Se ne sono andati, uno a sorpresa, l’altro dopo anni di sofferenze. Mario Sconcerti e Sinisa Mihajolovic, narrazione di sport, notizie di pallone, commenti e direzione sportiva dall’ex direttore del Corriere e commentatore di Rai e Sky. Guerra, trofei, gol e panchine, in patria e fuori con le maglie di Stella Rossa, Roma, Lazio, Samp e Inter e le panche, tra le altre, di Fiorentina, Catania, Torino e Bologna. Il calcio si inchina. In silenzio. Rip.
Un gioco diverso. Facile dirlo dal divano: ma passare dalla finale dei Mondiali con i ricami di Messi e le sassate di Mbappé alle immagini di Palermo-Cagliari, provoca un certo stordimento. Per non dire dei gesti
tecnici e dei tempi di gioco. Amen.
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