La fase finale di UEFA Euro 2020 è alle porte: Calcio Casteddu ha realizzato per voi una guida per preparare i lettori all’evento tra storia e attualità. Buon viaggio!
SEDICESIMA PUNTATA. Focus sulla Nazionale italiana: scopriamo le partite più memorabili nelle precedenti edizioni del campionato europeo.
1968: Italia-Jugoslavia 2-0. L’ultimo atto della prima partecipazione azzurra all’Europeo, tra le mura amiche, arriva dopo una fortunato lancio della monetina vinto da Facchetti contro i sovietici. La finale all’Olimpico di Roma vede gli slavi vicini al successo grazie al grande Dzajic: Musemic fallisce clamorosamente il 2-0 che avrebbe chiuso la contesa e invece a dieci dalla fine ecco la punizione vincente di Domenghini. Ripetuta due giorni dopo, la gara vede il trionfo firmato da Riva-Anastasi e uno stadio ribollente di gioia, con migliaia di giornali accesi dagli spettatori e usati come torce, per illuminare un’indimenticabile notte romana.
1980: Italia-Inghilterra 1-0. L’Europeo, che ritorna in Italia dodici anni dopo, è il primo che reca inoltre un logo e una mascotte dedicata: un Pinocchio di legno dal naso tricolore. Purtroppo tira aria pesante, c’è grande disaffezione dei tifosi e sdegno nell’opinione pubblica, perché qualche settimana prima è scoppiato lo scandalo Calcioscommesse. Con toni senz’altro meno festosi, l’Italia debutta a reti bianche con la Spagna e gioca la seconda a Torino con gli inglesi. La rete decisiva, con una deviazione sottomisura al volo, è di Marco Tardelli. La sua esultanza sfrenata sembra quasi lo spin-off del famoso urlo del Bernabeu, che sarebbe arrivato due anni più tardi.
1988: Germania Ovest-Italia 1-1. Prendiamo la palla al balzo e ripeschiamo l’unica partecipazione continentale del ct Roberto Mancini, da giocatore a Germania Ovest ’88. Un talento tanto fulgido e ammirato in campionato, tanto zoppicante in azzurro. Vicini sceglie lui e Vialli, coppia della Sampdoria, come titolari. Il campione di Jesi viene osteggiato dalla stampa, che lo critica oltremodo. Lui se ne ricorda subito quando, infilando Immel di destro nella gara contro i padroni di casa, libera una corsa plateale e rabbiosa inveendo in direzione della tribuna stampa. Come dire: “Ora vi faccio stare zitti“. Paradossalmente, l’istantanea più nitida della sua intera parabola azzurra.
2000: Olanda-Italia 0-0, 1-3 d.c.r. Una semifinale indimenticabile, quella di Amsterdam a Euro 2000. In uno stadio completamente arancione, i ragazzi di Zoff scrivono una pagina incredibile. Succede di tutto: azzurri in dieci per l’espulsione di Zambrotta, Frank de Boer e Kluivert (palo) che sbagliano due rigori nei 90′, Toldo che sente l’odore del sangue dei tiratori olandesi e fiuta l’impresa. Il portierone italiano, dopo la citata parata su de Boer, neutralizza nella serie finale dal dischetto pure i tentativi dello stesso allucinato difensore (bis) e Bosvelt, mentre Stam calcia alle stelle. Una giornata irripetibile, che purtroppo non vedrà gli azzurri sollevare il trofeo all’ultimo atto.
2012: Italia-Germania 2-1. L’ultima grande impresa memorabile, se vogliamo, della Nazionale italiana. Una di quelle occasioni in cui entusiasmo ed emozione sono andate di pari passo, per gli eventi accaduti e per il risultato ottenuto. Mario Balotelli, eterno bad boy del calcio nostrano, decide la gara con una doppietta: il secondo gol, una bordata al volo da fuori area all’incrocio dei pali, è fantastico. La successiva esultanza dopo essersi tolto la maglia, mostrando i muscoli, è insieme euforia e amarezza. Perché tutti avevamo sperato in quel momento nella nascita di un campione. Invece, fu solo una grande illusione.