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Road to Euro 2020 – I capocannonieri (1960-1988)

La fase finale di UEFA Euro 2020 è alle porte: Calcio Casteddu ha realizzato per voi una guida per preparare i nostri lettori all’evento tra storia e attualità. Buon viaggio!

SETTIMA PUNTATA. Scopriamo in breve cosa è accaduto nelle quindici edizioni precedenti del Campionato d’Europa per nazioni. Le protagoniste e la storia del torneo in pillole: è il turno dei capocannonieri nel passato, tra il 1960 e il 1988.

2 reti: Heutte (Francia), Ivanov e Ponedelnik (U.R.S.S.), Galic e Jerkovic (Jugoslavia)

In un torneo con appena due partite per squadra, normale trovare degli ex-aequo. Il gruppo dei <fantastici 5> inizia con François Heutte (1938), che ebbe brevissima militanza nella Francia. A seguire due alfieri dei campioni sovietici: Valentin Ivanov (1934-2011) e Viktor Ponedelnik (1937-2020), autore del gol decisivo in finale. Chiudono Milan Galic (1938-2014) e Drazan Jerkovic (1936-2008), miti rispettivamente di Partizan e Dinamo Zagabria.

2 reti: Bene e Novák (Ungheria), Pereda (Spagna)

Ferenc Bene (1944-2006) fu una stella della Rimet ’66, tiratore scelto insieme al connazionale Dezso Novák (1939-2014): unico difensore laureatosi capocannoniere agli Europei. Jesús María “Chus” Pereda (1938-2011) aprì le marcature di entrambi i successi spagnoli, contro Ungheria e Unione Sovietica.

2 reti: Dzaijc (Jugoslavia)

Uno dei più grandi calciatori europei tra la fine degli anni Sessanta e i primi Settanta: Dragan Dzaijc (1946) è stato un’ala sinistra di altissimo livello: se non fosse stato per la punizione di Domenghini a dieci dalla fine, il gol dello slavo avrebbe portato alla Jugoslavia un meritato titolo. Poi la ripetizione due giorni dopo ha scritto un’altra storia, a favore dell’Italia.

4 reti: G. Müller (Germania Ovest)

Una doppietta al Belgio in semifinale, un’altra all’U.R.S.S. nell’ultimo atto: proprio un’impresa da Gerd Müller (1945), cannoniere tra i più prolifici della storia. Una vita legata al Bayern Monaco, palmares da brivido, un gigante del gol che ha vissuto momenti difficili nel dopo carriera. Lotta silenziosamente da anni contro la malattia di Alzheimer, resa nota nel 2015.

4 reti: D. Müller (Germania Ovest)

Quattro anni dopo, stesso cognome sul trono del gol all’Europeo. Dieter Kaster (1954) cambiò cognome in Müller da bambino, dopo essere stato adottato. Gol a grappoli nel Colonia: la Nazionale lo chiama in occasione dell’Euro ’76 e lui ripaga alla grande. Esce dal giro della Nationalmannschaft dopo il Mondiale 1978, con 12 presenze e 9 reti, perché Derwall fa altre scelte.

3 reti: K. Allofs (Germania Ovest)

L’abbonamento al trono dei marcatori, per i tedeschi occidentali, si rinnova ancora una volta. A Klaus Allofs (1956) basta in realtà un solo incontro, quello di Napoli contro l’Olanda. Una tripletta decisiva nel 3-2 finale, che però gli è sufficiente. Un apprezzato attaccante, tra i migliori in patria nel decennio cominciato con Euro ’80 e diventato capace dirigente dopo il ritiro.

9 reti: Platini (Francia)

<Le Roi> Michel Platini (1955) tocca l’apice della carriera in occasione dell’Europeo casalingo del 1984. Il primo titolo della Nazionale transalpina porta il suo nome a caratteri cubitali, perché esprime tutto il suo campionario di prodezze: gli immancabili calci di punizione, addirittura un colpo di testa in tuffo. Manco a dirlo, a fine anno arriverà il secondo Pallone d’Oro di fila.

3 reti: Marco van Basten (Olanda)

Vicinissimo a perdere la fase finale per i primi problemi alle caviglie, Marco van Basten (1964) rientrò allo spirare della Serie A nel Milan e in Germania Ovest fece la differenza. Tripletta agli inglesi, rete da applausi contro il suo storico marcatore Köhler in semifinale e poi… quella volée spaziale di destro a cui pure il grande Dasaev dovette arrendersi.

 

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