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IL DRIBBLING DI… Mario Frongia. Cagliari, diciannovesimo ko e chiusura con 37 punti

Il Genoa degli ex Ballardini, Marroccu e Marchetti, passa alla Sardegna Arena. Pur con il miracolo salvezza per Semplici riconferma non scontata

La serie di sette risultati positivi si infrange su un Genoa normale. Il Cagliari toppa l’ultima, si ferma a 37 punti, sedicesimo posto in classifica. Per ora. La tanta auspicata “parte sinistra della classifica” e “la rosa che vale i primi dieci posti della A” sbattono su una realtà solare:  se stasera alle 20.45 il Torino batte il Benevento, il progetto dell’Uomo solo al comando chiude al diciassettesimo posto. Chissà che rabbia per non aver fatto “almeno un punto in più dei 47 del 2016/17″. Quella squadra veniva dall’aver vinto la B con i record e l’allenava Massimo Rastelli. Cala il sipario con dieci sconfitte in casa, cinque vittorie e quattro pareggi. Ventidue i gol fatti, 32 quelli subiti. In totale, i rossoblù chiudono con un totale di 43 segnati e 59 incassati.

Sorprese e debuttanti. Klavan – che nei giorni scorsi ha confermato l’addio a Cagliari e al Cagliari con la festicciola d’addio alla scuola calcio del figlio – con Rugani dal via. Pavoletti e Simeone in panca a favore di Cerri. Cragno – da record con il 71 per cento di parate in stagione di un Cagliari che perde solo con il Crotone la sfida al maggior numero di tiri subiti – non cede la scena a Vicario, candidato alla maglia da titolare per la prossima stagione. Joao Pedro centra il palo di testa dopo 4’. Ma è un’illusione, sarà il Genoa a passare in vantaggio. Intanto, dopo 9’ Nainggolan si stira, entra Duncan. Nel Genoa Ballardini schiera i promettenti Rovella e Shomurodov: l’uzbeko sigla l’1-0, otto reti in stagione, con scavetto al 15’. L’assist? Di Rovella con la difesa rossoblù in vacanza. Sesto gol subito dai rossoblù in contropiede, i peggiori con Spezia e Crotone. La reazione arriva. Ma la musica non è indimenticabile. In campo anche Pjaca, sventolato con certezza dal Cagliari come rinforzo top per Maran lo scorso anno. Poi, è andato all’Anderlecht. Nel Genoa il gigante è Strootman. La arbitra Meraviglia, al debutto in A.

Simeone e Sottil, rieccoli. Si riparte, con almeno due occasioni non sfruttate da Cerri. Paleari non cede. Difficile dire se sia partita vera. Di certo, nessuno ci sta a perdere. Kallon per il Genoa e Zappa per il Cagliari hanno una grande occasione. Rovella (classe 2001) è un play molto interessante. Semplici richiama Cerri e Deiola, dentro Simeone e Pereiro. Intanto, si sveglia JP10. Ma è Kallon (2001) a segnare il 2-0: rete annullata per off side. Semplici, dopo quattro mesi out (dall’1-1 con il Sassuolo, il 31 gennaio), inserisce Sottil per Lykogiannis. Behrami proprio su Sottil rimedia il rosso: Genoa in dieci dall’83’. Entra Criscito: 200 gare in A con il club ligure. Joao Pedro sfiora il pari, che sarebbe stato meritato. Meraviglia fischia tre volte, ennesimo campionato amaro in archivio.

Notarelle

Tesoretto in palio. Il diciassettesimo posto vale due milioni e 800mila euro in diritti tv. Il sedicesimo ne garantisce tre milioni e 200mila. Il Genoa con i 3 punti vola a quota 42: la postazione vale 5,5 milioni di euro. Riflessione obbligata.

La Semplici-tà non basta. Il tecnico toscano meriterebbe un monumento per una salvezza conquistata a due turni dalla fine. Proprio per questo, tra indipendenza e autonomia di gestione di un gruppo che ha perso diciotto gare, va riconfermato. Ma pare gli sia costata cara proprio l’aver bloccato ingerenze e pressioni societarie. Si vedrà. Intanto, da Milano i boatos riguardano Juric – il contatto c’è stato – e D’Aversa. Soluzioni che potrebbero mettere a rischio anche la permanenza di Stefano Capozucca, coautore del miracolo. Nel caso, la giostra pallonara ipotizza diretto in città il diesse Daniele Faggiano. Insomma, dalla sede di via Mameli solito vorticoso turn over nei ruoli chiave con chissà quali strategie. Dopodomani a Milano Semplici dovrebbe incontrare il patron. Dita incrociate.

Ipotesi mercato. Ai saluti Nainggolan, tesserato per l’Inter fino al 2022. Il rinnovo? Chissà. Dic erto, le condizioni finanziarie dei campioni d’Italia non lasciano intuire sconti. Dovrebbero partire Cragno e Nandez, ma anche Pavoletti e Simeone potrebbero dire addio. Se trovassero acquirenti anche Ceppitelli e Joao Pedro sono sul mercato. Sui prestiti meglio aspettare. Di certo, Rugani (tre milioni di stipendio annuo), Duncan e Asamoah non saranno al ritiro di Aritzo.  Intanto, Despodov ha avuto ragione: avrà dal Cagliari circa 40mila euro, gli stipendi di luglio e agosto 2020.

Cari amici lettori. I pezzi vanno letti – se credete – con attenzione. Difficile se non impossibile imputarmi la difesa a oltranza di Eusebio Di Francesco. Ho sempre scritto, e lo penso tuttora, che avrebbe pagato, e così è stato, anche per colpe non sue. Ad esempio, è colpa grave non aver puntato i piedi sul mancato arrivo a settembre di Nainggolan. Anche perché sulla riconferma del Ninja scaricato dall’Inter, la società gli aveva dato certezze. Invece Radja è arrivato cinque mesi dopo e ha avuto bisogno di altri 45 giorni per tornare su suoi livelli. E parliamo di un calciatore che potrebbe giocare nelle prime dieci d’Europa. Altra responsabilità, anche per la compartecipazione con lo stesso procuratore, è stata l’aver accettato Marin come regista e avergli fatti giocare quindici gare da play basso. Con il club che – nonostante l’evidenza – si è liberato di Bradaric e Oliva, unici registi in organico. Inoltre, le indicazioni societarie su alcune pedine, da Pavoletti e Ceppitelli (da tagliare per l’ingaggio cospicuo) o Pisacane (prezioso mediatore dei vari clan, come ha detto Leonardo Semplici a salvezza acquista, nati nello spogliatoio) hanno prodotto incertezze deleterie.

Con Di Francesco in mezzo al guado. Incertezze difficilmente sanabili con un diesse che non ha nominato certo Angela Merkel, acerbo e inesperto, lasciato a bollire con nove esuberi da sistemare. Che poi DiFra avesse il 4-3-3 come assetto base e abbia perso tempo – e punti – nel cercare di trasformare Joao Pedro in esterno, lo si sapeva dal via. E bisogna ricordare, e non parliamo di un secolo fa, cosa hanno prodotto in avvio gli acquisti e la rosa messa a disposizione del tecnico: avete scordato, ma sul sito potete comodamente rileggervi, cosa avete scritto su Caligara, Zappa, Tripaldelli, Tramoni, Lykogiannis, Cerri, Deiola, lo stesso Marin, il primo Duncan per non parlare di Asamoah? Senza scordare cosa ha significato l’infortunio di Rog. Infine, credo che per Di Francesco – e l’ho scritto – sia stato un errore l’atteggiamento consenziente (per amor proprio ma anche per evitare un altro flop in A dopo la Samp) al prolungamento del contratto con annessa performance televisiva. Su questo, avete ragione: doveva chiamarsi fuori e salutare.

Critica e mestiere. A Torino il quotidiano Tuttosport supporta da anni la protesta dei tifosi granata. Parliamo del Toro, dagli scudetti di Mazzola e soci, il momento  tragico di Superga, al titolo con Pulici e Radice. Club, e supporter, abituato a soffrire, anche in B. Insomma, una società storica con un tifo passionale, operaio e corretto che merita rispetto comunque la si vede. Dunque, i sostenitori granata, noti per essere leali e obiettivi, contestano da anni duramente al proprietario del club, Urbano Cairo (padrone, tra l’altro, di La7, Corriere della sera e Gazzetta dello sport). Gli rimpreverano una gestione e un progetto scadente e deficitario, con campagna acquisti e profilo quanto meno aggrovigliato e al di sotto delle aspettative e delle promesse. Inclusa la realizzazione di un centro sportivo, Robaldo. Chissà se il tutto vi ricorda qualcosa? Tanto che per la salvezza giunta martedì dopo il pareggino con la Lazio, come il Cagliari a due turni dal termine, è andata in scena ancora più forte la contestazione. Da tempo sono attive manifestazioni, raccolte di firme, striscioni, cortei.

Cosa c’entra con il Cagliari? Il quadro rimarca che ovunque si stia in coda e si predano decine di partite, si deve poter contestare con civiltà e rispetto. Con un briciolo di memoria, senza scordare qual era lo scenario appena dieci gare fa. “Maratona (la curva degli ultrà, ndr): rivolta contro Cairo”, “Cairo è salito sul carro della salvezza, è assurdo sentirlo dire che si è trattato di un’impresa”, “Questa società ha mostrato palesi limiti inaccettabili” scrive Tuttosport. Mentre il “Gruppo resistenti granata 1906” compra una pagina dal titolo eloquente: “Vendi il Toro” e “Quindici anni di illusioni e amarezza”. Insomma, qualcuno non dimentica. E pazienza, o forse meglio, se si ha per avversario un potere forte che cercherà di zittire e intimidire.

Ps. Un lettore attento mi dice di aver scordato l’era Moi. Ero ragazzino ma ne ho qualche idea, altre me le hanno raccontate. La critica onesta e basata sui fatti, tiene tutti all’erta. Sempre, oggi e domani. E credo che prendere per riferimento il peggio non sia mai produttivo. Se devo ricordare qualcuno penso agli Orrù.

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