Si con 535 voti, i no 56: tra loro 16 M5s. Altri 12 non votano, 4 astenuti. Un deputato e un senatore passano con la Meloni
Come previsto il governo Draghi incassa una maxi-fiducia anche alla Camera. I sì sono stati 535, anche se c’è chi (ricorda Il fatto quotidiano) partì meglio, come Mario Monti nel 2011 che ottenne 556 voti, Giulio Andreotti nel 1978 con 545. L’altro dato politico della lunga giornata è certamente lo smottamento di una parte del gruppo dei Cinquestelle, così com’era avvenuto al Senato ieri. In proporzione fa meno male, ma la cifra è comunque significativa: dei 56 no 16 sono di parlamentari grillini. Molti di loro avevano annunciato il proprio no alla linea di Beppe Grillo nei giorni scorsi ma anche nel dibattito in Parlamento a ridosso della votazione, negli interventi a titolo personale e in dissenso dal gruppo: Corda, Sapia, Spessotto, Testamento, Volpi, Baroni, Cabras, Colletti, Costanzo, Forciniti, Giuliodori, Maniero, Russo, Sarli, Termini e Vallascas.
ALTRE DEFEZIONI .A questi si è aggiunto l’astenuto (lex sottosegretario Alessio Villarosa) e una dozzina di non partecipanti al voto: Corneli, Ehm, Menga, Romaniello, Maria Edera Spadoni (che è vicepresidente della Camera), Tucci, Di Lauro, Masi, Penna, Scutellà, Suriano e Zanichelli. Infine, altri due parlamentari erano in missione, Mammì e Vianello. Tra i no a Draghi naturalmente tutto il gruppo di Fratelli d’Italia, come ampiamente annunciato, a cui si è aggiunto quello di Gianluca Vinci, leghista, che ha annunciato così il passaggio al partito di Giorgia Meloni, come già aveva fatto in giornata l’eurodeputato Vincenzo Sofo.