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Sonetti: “Il Cagliari deve dimenticarsi la paura”

L’ex allenatore rossoblù Nedo Sonetti, intervenendo alla trasmissione radiofonica “Il Cagliari in diretta” su Radiolina, ha fornito il suo parere sul momento del Cagliari

Seguo con ansia le sorti del Cagliari, da Prato dove vivo con i miei figli. Comprendo le preoccupazione dei tifosi. Di Francesco è stato un mio giocatore e faccio il tifo per lui, per la città, per la squadra. Il Mister riuscirà a tirarsi fuori dalle secche, ne sono sicuro“.

Da giocatore, Eusebio manifestava intelligenza nelle discussioni tattiche in squadra: lo ricordo con molto affetto. Zenga è sempre stato il mio <figlioccio>, mi diede grandi soddisfazioni nell’esperienza alla Sambenedettese“.

Ricordo sempre con grande stima David Suazo, così come Nelson Abeijón ad esempio. Il mio ‘cavallo pazzo’ in mezzo al campo. Suazo in quell’anno batté il record stagionale di reti appartenuto a Gigi Riva. Saluto con affetto Francesco <Bombetta> Pisano, in convalescenza per un grave infortunio. Il soprannome nacque dalla sua esplosività. Daniele Conti: un grandissimo compagno d’avventura. Un grande rapporto anche con Mauro Esposito e Antonio Langella“.

Il Cagliari si può salvare solo mettendoci rabbia. I ragazzi devono tirare fuori tutto ciò che è nelle loro possibilità, soprattutto in certi momenti in cui sembra perdersi“.

La salvezza in B e quella in massima serie restano i momenti più soddisfacenti del mio periodo cagliaritano. Se mi manca allenare? Sì, ma comunque in tv trovo il modo di occuparmi dei miei colleghi (ride, ndr). Verso Cagliari-Atalanta è uno scontro che richiama tanti anni della mia vita“.

L’Atalanta è diventata una forza portante nel campionato italiano: al Cagliari il compito di mettere la massima attenzione in ogni frangente. Seguo la squadra rossoblù con grande affetto: la paura devono dimenticarsela“.

Il calcio è cambiato soprattutto a livello di filosofia, con qualche allenatore che punta a scimmiottare colleghi stranieri. Critico il puntare a far giocare il portiere con i piedi anche dentro l’area piccola. Mi dispiace vedere diverse squadre in Serie A con una percentuale ridicola di italiani: se si guardasse di più alle squadre Primavera…“.

Una grande colpa è quella dei procuratori, che hanno cambiato il calcio non sempre in modo positivo. Barella mi piace da morire, avrei voluto tanto allenarlo a Cagliari. Il più forte centrocampista italiano. Nel calcio di oggi mi piacerebbe allenare, certo. Ma con i giocatori di allora“.

 

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