Il tecnico rossoblù ha parlato del momento emergenziale che attanaglia il calcio e non solo: “Ripresa? Difficile dirlo ma non vi devono essere divisioni”
L’allenatore del Cagliari, Walter Zenga, ha parlato ai microfoni de La Nuova Sardegna della situazione straordinaria che ha colpito anche il suo lavoro.
SENSO CIVICO. “Mi mancano la normalità e l’abbraccio dei miei figli. Non dico che sto tagliando l’erba, ma quasi. Dal 9 marzo sono qui dentro (ad Asseminello ndr) e non sono mai uscito perchè ho un senso di responsabilità alto e molto rispetto per chi ha realmente bisogno di muoversi“.
GIORNATA TIPO. “Cerco di darmi degli obiettivi differenti di volta in volta. Al mattino guardo partite e preparo l’allenamento. Faccio telefonate, mi confronto col mio staff, guardo report, gli allenamenti fatti. Quando mi accorgo di entrare in uno stato di noia, allora cambio il sistema“.
LA RIPRESA. “Si parla di ricominciare a giugno, quindi la previsione è che tra due mesi le cose possano essere migliori di adesso. Bisogna ragionare in prospettiva e non soffermarsi sulla situazione attuale. Il Cagliari ha un centro sportivo funzionale. All’inizio pensavo che potessimo lavorare visti i grandi spazi che ci sono qui. Ma quando ci hanno detto che gli allenamenti andavano sospesi, naturalmente ci siamo attenuti alle regole. Non ci deve essere divisione tra chi vuole giocare e chi no. Si deve fare in modo che si creino le condizioni ottimali“.
ADATTAMENTO. “Ho già rifatto quattro programmi: a gruppi di cinque, sette, dieci, tutta la squadra. Non contano i numeri ma i principi di gioco degli allenatori. La mia fortuna è aver girato il mondo, ho allenato giocatori con esigenze e culture diverse. Bisogna adattarsi alla situazione, scrollandosi di dosso determinate abitudini che in questo periodo vanno riviste“.