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Il rigore concesso ieri sera dall’arbitro Abbattista al Brescia ha lasciato stupefatti in molti, specie per come si è evoluta la situazione che ha portato al fallo di Alberto Cerri

“È di solito un’infrazione se un calciatore: • tocca il pallone con le mani / braccia quando: – queste sono posizionate in modo innaturale aumentando lo spazio occupato dal corpo – queste sono al di sopra dell’altezza delle sue spalle (a meno che il calciatore non giochi intenzionalmente il pallone che poi tocca le mani / braccia)

Le suddette infrazioni si concretizzano anche se il pallone tocca le mani / braccia del calciatore provenendo direttamente dalla testa o dal corpo (compresi i piedi) di un altro calciatore che è vicino”.

Questo è quanto recita la Circolare n.1 della “Modifica alla Regola 12” che si può trovare presso il sito dell’AIA (Associazione Italiana Arbitri).

Purtroppo per il Cagliari proprio questo nuovo testo regolamentare è stato fatale nella gara di ieri sera persa a domicilio contro il Brescia di Eugenio Corini. La posizione del braccio di Alberto Cerri ha effettivamente aumentato il volume del corpo, ergo, l’arbitro ha deciso di concedere il penalty poi trasformato con freddezza da Donnarumma.

La questione della volontarietà in termini di regolamento stesso è decisamente passata in secondo piano, dato che in questo specifico caso non se ne può parlare. A molti tifosi ed addetti ai lavori, nonchè allo stesso Eugenio Corini, è parso paradossale concedere un penalty di questo tipo, specie in considerazione del fatto che l’attaccante del Cagliari era di spalle rispetto all’avversario, e che il suo movimento in elevazione era assolutamente naturale.

Da qui il dubbio che non può essere risolto: le espressioni “movimento innaturale” e “aumento del volume corporeo” cadono in una sorta di conflitto.

Il giorno dopo, come si suol dire “a palla ferma“, ci si può rendere conto che la decisione dell’arbitro, in fin dei conti, è stata corretta. Per quanto possa essere sembrato esagerato, di zelo eccessivo, il regolamento è stato applicato correttamente.

In virtù di quanto accaduto anche nelle gare di Firenze ed Udine, già in diversi hanno richiesto la revisione, l’ennesima, della regola sul fallo di mano. Come appunto recita la locuzione latina “Lo scritto rimane, le parole volano”

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