
Sulle pagine de L’Unione Sarda il giornalista Ivan Paone racconta l’allenatore del Chievo durante l’esperienza alla corte di Massimo Cellino
LUCI E OMBRE. Un tecnico tutt’altro che disprezzabile ma impossibile dal punto di vista umano. Così Ivan Paone descrive Gian Piero Ventura, raccontando poi i pregi ma soprattutto i difetti che hanno caratterizzato l’ex ct nella doppia esperienza rossoblù che ha portato a una promozione, una salvezza e un esonero.
IL CARATTERE. Sospettoso, presuntuoso e afflitto da sindrome di accerchiamento. Questi alcuni dei tratti del suo carattere che più lo hanno condizionato agli occhi del presidente Cellino e non solo. Dotato di grandissima simpatia ma insofferente agli uomini di personalità, ebbe un pesante scontro con Muzzi, tanto che finì per lasciarlo in panchina a Lucca. In quella partita il Cagliari stava soffrendo e Ventura chiese a Cellino, allora solito sedere a bordo campo, di sondare l’umore del bomber. Il patron però andò oltre e disse al cannoniere romano: “Scaldati che entri” effettuando in autonomia il cambio. Fu proprio Muzzi a siglare la rete del pareggio.
DALLE STELLE ALLE STALLE. Le prime due stagioni al Cagliari furono da incorniciare, ma il ritorno nel 2003 fu un disastro. Ventura era in pessimi rapporti con gran parte della dirigenza, con Gianluca Festa e col medico della squadra di cui aveva chiesto il licenziamento. Il 23 novembre di quell’anno il Cagliari cadde in casa 0-2 con il Piacenza. Già alla fine del primo tempo con i sardi sotto di un gol Cellino sentenziò: “Lo caccio”. A comunicare l’esonero al mister il presidente mandò Walter Ciuccè, segretario del club che forse più di tutti non aveva mai sopportato il tecnico. Gli disse: “Mister è esonerato” sorridendo in faccia all’insopportabile Ventura.
