Rolando Maran si racconta: tra origini e Sardegna e un bilancio dei primi tre mesi in rossoblù. Cosa si aspetta da Sau, Farias, Castro e JP e dove il Cagliari può migliorare.
MARAN. Ha 55 anni, di cui gli ultimi sedici vissuti in panchina. Cittadella, Brescia, Bari, Triestina, Vicenza, Varese, Catania e Chievo. E ora Cagliari, una nuova sfida sulla panchina rossoblù iniziata in estate. Una sfida che Rolando Maran ha cominciato con grande entusiasmo e professionalità. Gli attestati di stima non sono mancati, i risultati altalenanti pure. Ma Maran, intervistato da L’Unione Sarda (qui la seconda parte) non demorde e vuole sempre di più: “Il segreto è sentirsi più forte di quello che sei per superare i tuoi limiti. È la realizzazione dei sogni“.
TRA ORIGINI E SARDEGNA. Trentino cresciuto in Veneto, ma con un grande amore per la Sardegna già sbocciato: “Del sardo mi ha colpito il rispetto, lo respiri in ogni frangente. L’alluvione? Ha portato via una donna che abitava proprio qui, a pochi chilometri dal centro sportivo. Siamo ancora tutti sconvolti e addolorati. A Cagliari mi piace vivere la città, anche per questo ho scelto di abitare in centro. Voglio esserne parte integrante. Fregola o maialetto? Se proprio devo scegliere dico la prima. Vino trentino o sardo? Ha un valore diverso. Le cose buone non si possono paragonare ma distinguere e apprezzarle entrambe”.
BILANCI. Passando al campo. Due vittorie, tre pareggi e tre sconfitte, sei gol fatti e nove subiti: “Più che i numeri o la classifica, preferisco analizzare il percorso di crescita e la squadra è cresciuta nel suo essere squadra e nell’interpretazione delle partite. Nel piglio, in campo dà tutto. È il frutto dell’applicazione, la base per poter costruire qualcosa. Cosa ci manca ancora? Beh, dobbiamo migliorare in tutto. Ma il miglioramento non ha un inizio e una fine, deve essere il motore”.
IL CAGLIARI DI MARAN. “Le sensazioni provate appena arrivato oggi sono certezze. Sento sempre più forte il senso di appartenenza e questi colori addosso. Cagliari ti fa reincarnare, ti immerge nel suo modo di essere. Chi mi ha stupito? Srna e Padoin sono quelli che hanno vinto di più: l’umiltà e l’entusiasmo che hanno ogni giorno sono da esempio. Così come lo è il capitano Dessena“.
I SINGOLI. “Castro ha iniziato con qualche problemino fisico e la sua condizione doveva crescere. In effetti col Bologna ha giocato una partita sopra le righe. Sono contento, so quanto vuole dare e ci stava soffrendo. JP seconda punta? In settimana fai considerazioni in base a quello che vedi o al tipo di partita. Sensazioni che diventano scelte. Sau e Farias senza gol? Per me non è un problema, lo diventerebbe se lo fosse per loro. Danno alla squadra quello che serve, poi è chiaro che per un attaccante il gol è importante».
CAGLIARI E NAZIONALE. “Ho vista la gara contro l’Ucraina e l’esordio di Barella. E ho rivisto lo stesso Nicolò del Cagliari. E questo è un motivo d’orgoglio per me che lo alleno, per i compagni, per i tifosi e per il presidente che ha fatto di tutto per trattenerlo. Mi dispiace non vedere tra i convocati Pavoletti, soprattutto in questo momento in cui c’è bisogno di attaccanti e lui in Italia è tra i più forti”.