“C’è chi dice no!“, cantava Vasco Rossi nel 1987. “Sto meglio a Bologna, ringrazio il Napoli ma rifiuto“, ha confermato ieri Simone Verdi.
Un altro Rossi, non Vasco ma Paolo, aveva rifiutato il San Paolo nell’estate del ’79, ricorda La Gazzetta dello Sport. Così come Baggio, nel 2000, che era stato vicino a provare l’esperienza partenopea con Zeman in panchina, salvo poi approdare al Brescia. Il primo rifiuto dell’era De Laurentiis fu Rolando Bianchi nel 2007 (e qui evitiamo la battuta sulla ripetitività del cognome “cromatico”).
Andando a ricercare qualcosa di più recente si può ripescare il no di Berardi alla Juve, pochi mesi fa. Gli fu d’esempio Di Natale, nel 2010: “Juve? No grazie, preferisco essere il primo a Udine“.
Tutti i rifiuti alle “grandi”, però, attingono a un unico esempio. Serio, credibile, sincero. Storico e inimitabile: quello di Rombo di Tuono alla Juve. L’attaccante del Cagliari dello storico scudetto del ’70 venne a lungo inseguito da Inter, Milan e soprattutto Juve. Ma Riva restava irremovibile: «Il Cagliari era tutto per tutti – disse poi – e io non potevo togliere le uniche gioie ai pastori. Sarebbe stata una vigliaccata andare via, malgrado tutti i soldi della Juve. Non ho mai avuto dubbi e non mi sono pentito». E anche per questo divenne l’uomo simbolo della storia rossoblù. Il più grande di tutti.
Provò a imitarlo Pietro Paolo Virdis, senza successo alla fine dei conti: passò prima ai bianconeri (nel 1981) e poi al Milan (1984).