Sono bastati quattordici minuti. Quelli intercorsi tra l’ingresso in campo di Joao Pedro (al posto di Sau) e quello di Farias, rispettivamente al 64’ e al 78’ della partita contro il Verona. Eppure quel quarto d’ora è bastato per insinuare nella testa di molti un pensiero: e se Joao Pedro fosse una seconda punta?
Poco tempo fa sarebbe stata una bestemmia. Ora sembra una possibilità. Un’occasione per il brasiliano, che specie da quando mister López si è seduto in panchina, ha faticato a mettere minuti sulle gambe. Nel 3-5-2 su cui l’allenatore uruguaiano ha improntato il Cagliari Joao Pedro, almeno come trequartista, c’entra poco o nulla.
Ecco allora la variante 3-4-1-2, su cui ha virato il Cagliari con l’ingresso di Farias contro il Verona. Eppure se il centrocampo a cinque, in cui il massiccio lavoro degli esterni trova copertura nelle due mezzali, dovesse continuare a trovare conferme, ecco che per JP10 la possibilità di convertirsi in seconda punta potrebbe non essere così remota. López lo sa. E lo sta già testando.
D’altronde di simili trasformazioni se ne sono viste a migliaia, spesso con ottimi risultati: Papu Gomez nell’Atalanta attuale e Cerci nel Torino di Ventura erano stati avanzati da ala a seconda punta al fianco di un centravanti, proprio come Pavoletti nel Cagliari di oggi. Certo Joao Pedro è un trequartista, ma la logica è simile: chi ha l’istinto del gol dovrebbe stare più vicino alla porta. Specie chi, con tre reti in 829 minuti giocati, rimane ancora il capocannoniere stagionale dei rossoblù in campionato.