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Rastelli: “Io il Ferguson del Cagliari? Magari…”

Rastelli e il Cagliari: una storia speciale, un legame particolare, come racconta il tecnico nella seconda parte dell’intervista rilasciata a gianlucadimarzio.com.

Fin da piccolo ho sempre avuto una simpatia speciale per il glorioso Cagliari dello scudetto e per Gigi Riva, il mito. Una squadra che mi piace da sempre e avere il privilegio di guidarla per tre stagioni mi ha permesso di conoscere ancora meglio ciò che la circonda, consolidando il mio sentimentoIn certi casi non c’è una spiegazione, sono sensazioni che provi ‘a pelle’. Partivo avvantaggiato perché da più di vent’anni è qui che trascorro le mie vacanze. Poi la città, le persone passionali ma allo stesso tempo discrete, che ti fanno vivere nelle migliori condizioni. Il mare, il sole, il clima, serve altro? C’è tutto per dare il meglio di sé stessi.

Poi c’è una società forte e un presidente tra i più attivi della Serie A: Non posso che continuare a ringraziare Giulini. Ha creduto in me tre anni fa e mi ha fatto sentire sempre stima, sostegno e fiducia. Però sono anche realista e so che devo continuare a lavorare sodo e ottenere risultati, perché nel calcio sono quelli che contano di più. Spero che, al di là di ciò che accadrà in futuro, i rapporti rimangano. Il presidente è una persona con la quale c’è il piacere di confrontarsi e che mantiene gli impegni, è la cosa che mi ha colpito di più. Giulini è un gentiluomo, nei modi e nei pensieri“.

Quindi firmerebbe per diventare il Ferguson del Cagliari? Nuova risata e pronta risposta: “Magari! Però Ferguson a Manchester ha fatto più di vent’anni. Io sono realista, dipende tutto dai risultati. Tuttavia mi auguro di fare un percorso simile, di stare tanti anni in una città e un club che adoro. Significherebbe che insieme a società e calciatori avrò avuto la possibilità di far crescere il Cagliari e di averlo portato ai massimi livelli. Questo è il sogno più grande…“.

Nella gestione del gruppo e dei singoli calciatori Rastelli spesso è apparso molto impegnato. Quello psicologico un aspetto che ritiene importante?Lo metto davanti a tutto, è fondamentale per raggiungere gli obiettivi. All’esterno sono molto spesso ‘solo’ calciatori, ma in realtà sono ragazzi come tutti gli altri. Alcuni molto giovani, che vanno gestiti, indirizzati, aiutati e protetti. Devono essere pungolati nel modo giusto, il rapporto umano è fondamentale. Gli aspetti tecnico-tattici sono solo il passo successivo, importantissimo, ma conseguente quelli psicologici“. 

Un personaggio pacato, sempre molto sobrio nelle risposte e lucido nelle analisi. Ma non è sempre tutto facile: Cerco sempre di rimanere equilibrato, di non farmi influenzare dai giudizi, dai risultati e credo che il segreto stia in gran parte qui: io credo nel mio lavoro. Certo, ci sono momenti difficili, nei quali cerco di isolarmi il più possibile, di non dare ascolto a chiacchiere e giornali e in questo modo sono sempre riuscito a superare queste fasi di difficoltà. Ho sempre fatto così, anche da giovanissimo“.

Un modello da seguire? Antonio Conte. È il mio punto di riferimento: in questo momento è il top. In serie A ci sono tanti allenatori bravi e preparati, con nessuno è facile: ti danno tutti del filo da torcere. C‘è grande stima per tutti, ma è normale che abbia un rapporto privilegiato e di grande amicizia con Eusebio Di Francesco e con Simone Inzaghi: assieme abbiamo vissuto momenti importanti“.

 

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