Ventinove anni, di Calangianus. Antonio Giua è il più giovane della Can B. I nomi dei nipoti sugli scarpini, una passione nata da ragazzo e coltivata in famiglia (il fratello Ermanno è dirigente all’Aia) e una memoria che non dimentica i giovanissimi arbitrati a Perfugas ma ricorda ancor più nitidamente le ultime gloriose fatiche: Torneo di Viareggio, Coppa Italia, la Supercoppa Primavera tra Roma e Inter e la finale play-off di Lega Pro tra Parma e Alessandria.
Antonio Giua la prossima stagione fischierà nei campi della Serie B, primo sardo dopo Bruno Tuveri (di cui sono arrivati gli auguri) e Salvatore Monni, negli anni Ottanta. Centrocampista in gioventù, appassionatosi poi in modo maniacale al mondo degli arbitri. Dottore in ingegneria gestionale a Pisa, dove si è iscritto anche alla sezione Aia “Renato Gianni”. Appassionato di sport e di italiani: tifa Valentino Rossi, la Ferrari e ovviamente Fabio Aru.
Dalle colonne de L’Unione Sarda, che ha intervistato Giua, emerge il quadro di una persona semplice, che è arrivato a un grande traguardo con impegno, dedizione e passione. Ma la Serie B è solo un punto di partenza, assicura: “Sognare non costa nulla. Ci vogliono determinazione, professionalità e umiltà“. E Nicchi (presidente dell’Aia, ndr) conferma, assicurando entro pochi anni il passaggio in A.
Ad accompagnarlo in questa nuova avventura in B, come guardalinee, ci sarà un altro sardo, Gianluca Sechi, anch’esso di Sassari.