“Fabrizio De André e Gigi Riva erano simili, per il fatto di riuscire a regalare emozioni senza mettersi in mostra. Il 10 luglio 2005, all’anfiteatro romano di Cagliari, ero seduta in prima fila in occasione di un tributo a Fabrizio. Sento come una vibrazione alle mie spalle: mi giro e trovo Gigi, arrivato senza aver avvisato nessuno. Siamo rimasti a guardarci negli occhi per alcuni secondi, senza parlare, con grande commozione. Sensazioni difficili da spiegare“.
“Io e Gigi ci sentivamo ogni tanto con qualche telefonata. Speravo riuscissimo un giorno a ritrovarci di nuovo fianco a fianco, per assistere a un bello spettacolo. Quando ho saputo la tristissima notizia, ho pensato a quell’appuntamento che resterà in sospeso. Federico Buffa ha definito il loro un ‘non rapporto’, però molto intenso. A volte è meglio che sia così, poche parole sono meglio di tante“.
“Rimasi sorpresa quando seppi che Riva aveva in casa una foto di Fabrizio. Ma anche per lui, Gigi era un idolo. Prima per lui lo era stato un altro Gigi: Meroni. De André stimava tantissimo Riva come calciatore e anche di più come uomo. Quando in televisione passavano le immagini del Cagliari dello Scudetto, fissava lo schermo in assoluto silenzio. Entrambi non volevano essere icone inflazionate. Trasmettevano emozioni, ma senza bisogno di mettersi ulteriormente in mostra. Quando veniva a trovarci era una grande festa per noi, mentre lui aveva paura di disturbare. Era il volto amico, un po’ come avere Fabrizio per un attimo ancora con noi. Loro due sono stati due persone di spessore, dagli spiccati valori morali, fieri ed orgogliosi delle loro fragilità“.