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Pavoletti e l’impegno nel sociale: “Non posso cambiare il mondo, ma posso aiutare”

Il capitano del Cagliari Leonardo Pavoletti ha parlato in una lunga intervista al sito Vita.it del suo impegno nel sociale in Sardegna. Ecco un estratto:

“Con la paternità ho capito quante esigenze hanno i bambini e di quante attenzioni necessitano. Quindi capisco quelle famiglie che magari hanno un solo stipendio e fanno fatica ad arrivare a fine mese. Penso, per esempio, a un genitore che torna a casa amareggiato perché non riesce ad accontentare i figli e ha bisogno di una mano d’aiuto”.

“Il progetto Piccolo Abbraccio con Domus de Luna? Ci siamo messi in contatto con il fondatore Ugo Bressanello, con cui ci siamo trovati subito in sintonia. Abbiamo programmato una serie di appuntamenti e siamo in procinto di fare anche altre cose simpatiche e importanti. Con la consapevolezza che non posso cambiare il mondo. Però ci sono tanti disagi che affliggono la nostra società e quindi siamo tutti chiamati a dare una mano“.

“Di recente siamo andati in una Casa famiglia di Domus de Luna che accoglie mamme con bambini vittime di abusi. È stata un’esperienza che mi ha toccato moltissimo. Siamo stati lì due ore, a giocare. Una giornata normalissima, con bambini che oggi vivono serenamente in famiglia, senza mostrare apparentemente le ferite emotive provocate da un padre violento o da altre terribili esperienze. Li ho visti felici. Ma hanno vissuto dei momenti durissimi che io non ho mai conosciuto. Questo mi ha spronato a dare loro una mano”.

“Oggi il calciatore, rispetto ai decenni passati, secondo me è cambiato. Siamo persone molto più acculturate e sensibili, siamo attenti ai problemi sia economici che sociali. Purtroppo ci sono stati giocatori che, con atteggiamenti sbagliati, si sono rovinati. Hanno bruciato il passato e anche il futuro: per loro il post carriera è stato traumatico. I loro errori, però, hanno insegnato a noi più giovani a comportarci in maniera più avveduta. Nella mia squadra attuale, Nicolas Viola si è appena laureato. Ma in futuro ci saranno sempre più calciatori laureati, perché iniziamo ad avere una visione più completa e concreta della realtà”.

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