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Presidente, altro che silenzio stampa: è ora di tornare ad esporsi. Il Cagliari è sotto attacco

Nelle scorse stagioni Tommaso Giulini non si è sottratto alle telecamere per sottolineare situazioni di disappunto del club ma quest’anno è tempo di tornare a metterci la faccia

SILENZIO. Qualche tweet e poche apparizioni pubbliche. Il presidente Tommaso Giulini ha scelto un profilo basso dopo la retrocessione del Cagliari, ferita ancora aperta all’interno del club e che nel lungo percorso di rimarginazione ha fatto cadere teste importanti a tutti i livelli societari. Il patron rossoblù forse vorrebbe lasciar parlare il campo, ma il campo racconta di una squadra di Serie A che gioca la Serie B e viene trattata come se si fosse iscritta con una wild card dai dilettanti.

Il silenzio stampa imposto ieri alla squadra può aver senso per proteggere il gruppo da interventi fumantini a mezzo stampa, ma non tutela il club e il prestigio dei quattro mori. Gli errori arbitrali grossolani contro Modena e Parma sono gravissimi anche oltre il campo, perché le designazioni stesse lasciano spesso a desiderare.

Contro i canarini è stato scelto il signor Perenzoni, una sola direzione in carriera in Serie A e appena 6 in Serie B al momento della designazione. Poi per la sfida con i ducali, partita tra due squadre di Serie A prestate alla cadetteria e big match di giornata, viene scelto il signor Gariglio, in B da tre stagioni e con buona esperienza, ma solo 4 presenze nel massimo campionato e ieri si è capito perché.

Il Cagliari non può essere una nave scuola per l’AIA che conferma la stagione disastrosa sia in A che in B dei direttori di gara italiani. E se alla questione arbitrale aggiungiamo l’assurda decisione di negare la trasferta ai tifosi residenti nella Provincia di Cagliari, manco fossimo nel Medioevo in piena età comunale, allora il quadro di un clima penalizzante intorno alla squadra isolana si fa più grande. Il presidente Giulini parli, torni a metterci la faccia come in passato. Il silenzio stampa non aiuta, far parlare il ds Bonato in conferenze stampa ad hoc come dopo i fatti di Modena non aiuta. Serve un patron incazzato per far sentire le ragioni di un club che non può retrocedere anche a livello di rispettabilità.

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