Liverani, Giulini e i giocatori bersaglio sugli spalti della Unipol Domus, da parte dei poco più dei novemila presenti
Una vittoria sul Perugia per 3-2, arrivata dopo quasi due mesi di assenza dal 2-1 del 15 ottobre sul Brescia. Euforia dei tifosi del Cagliari? Per nulla. I tre punti in più in classifica non possono mettere in secondo piano quanto accaduto durante la sfida, in particolare sul 2-2. Perché, se agli attacchi nei confronti del presidente Giulini dopo la retrocessione del maggio scorso, ormai ci si è abituati, a quella pesante nei confronti del tecnico Liverani e ai giocatori no, o almeno fino al punto toccato ieri pomeriggio.
AMBIENTE DIFFICILE. Soprattutto perché, con gli Sconvolts assenti dentro lo stadio, ma fuori a far sentire il loro dissenso (nonostante il confronto pacato nelle prime ore di giovedì al rientro della squadra da Terni) a esternare la loro rabbia, è stato il resto della Unipol. Segno che la pazienza di quasi tutti i tifosi dopo tutti questi mesi, si sta esaurendo. Liverani, a domanda precisa, ha risposto che la contestazione “Fa parte del gioco e gli attacchi non sono un problema”.
Non dello stesso avviso è stato Pavoletti. L’attaccante, autore di una doppietta, a fine gara si è risentito: “Siamo a un livello in cui non va più bene nemmeno vincere. Dopo una vittoria trovarmi dei tifosi che mi fanno dei gestacci perché festeggio una vittoria è un po’ troppo. Non me lo aspettavo a Cagliari. Se iniziamo a puntare il dito dopo una vittoria diventa un gioco a farsi male”.
Situazione difficile quindi. E, se da una parte, una serie di successi porterebbe ad un filotto che vedrebbe il Cagliari risalire la classifica e magari rivedere lo stadio pieno (dopo il minimo stagionale ieri col Perugia) dall’altra ci vorrà probabilmente molto tempo per ritrovare l’armonia tra gli stessi tifosi e il gruppo Cagliari. Saranno i risultati e il tempo a doverlo confermare o meno.