Il Cagliari insiste sulle fitte trame di passaggi corti e partenze dal basso, ma dopo quattordici giornate c’è da chiedersi se sia la strada giusta
GIOCO. “Il Cagliari non ha mai subito il gioco degli avversari”. Il tecnico Fabio Liverani difende la sua filosofia calcistica e, in effetti, a sua difesa porta dei fatti. Ovvero i rossoblù tengono quasi sempre il pallino del gioco e ad esclusione del traumatico secondo tempo col Venezia mai hanno subito l’assalto delle concorrenti in campo. I dati sul possesso palla e sulle occasioni concesse raccontano infatti di una squadra padrona del proprio destino in campo, molto diversa da quella remissiva e impotente tristemente osservata la scorsa stagione in Serie A.
D’altra parte però, le offensive rossoblù stentano e dalla retroguardia proseguono gli errori individuali. Quello di Altare è solo l’ultimo di una lunga serie che ha visto per protagonisti molti dei suoi compagni. La sensazione è che la volontà di cercare il gioco corto e palla a terra a tutti i costi possa essere un problema per dei calciatori poco raffinati dal punto di vista tecnico. Proprio l’involuzione dell’ex Olbia, tra i pochi a salvarsi nel declino Mazzarri, può essere un sintomo. Il tecnico toscano era più incline al gioco rude senza troppi giropalla, fatto di cross e lanci in profondità, con l’accettazione del possesso avversario al fine di approfittare delle ripartenze. Tornare così indietro sarebbe una follia autolesionista, ma qualche variazione sul tema è lecito valutarla.
Nel sondaggio di oggi vi chiediamo: è il gioco di Liverani ad essere penalizzato dagli errori individuali oppure sono gli stessi errori ad essere causati da un gioco che non è nelle corde dei calciatori a disposizione?