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ESCLUSIVA – Copparoni: “La B è dura ma il Cagliari è attrezzato per il salto diretto”

Il bilancio dopo sei gare di campionato dal primo portiere italiano che ha parato un rigore a Maradona. “Liverani? L’allenatore giusto”

“In ritiro, a pranzo, Elkjar tutti i giorni giocava a lanciarci le palline di mollica di pane. Di Gennaro glielo disse con le buone. Ma lui rideva e proseguiva. Ero uno degli anziani del gruppo. Dovetti intervenire, alla sarda. Smise subito”. Renato Copparoni ha chiuso al Verona. Nella squadra allenata da Bagnoli – capace di portare a casa lo scudetto ‘84/85, dopo aver dominato dalla prima giornata un torneo con in campo alcuni tra i grandi del calcio di sempre (Maradona, Platini, Zico, Socrates, Rummenigge, Falcao) – ci sono il tedesco Berthold, Pioli, Iachini, Fontolan, Bonetti e Sacchetti. “Un bel gruppo, il modo migliore per chiudere con il calcio giocato” dice il portiere di San Gavino. Chiuso al Cagliari dello scudetto da Albertosi e Reginato, Renato compie settant’anni tra un mese.

Ricordi, aneddoti, momenti strepitosi. Ma anche tanta fatica. E qualche delusione. “Una cosa bella? L’esordio a 35 anni in Coppa Uefa mi fece gol Hansi Muller, oltre alla laurea in Scienze politiche. Viceversa, poteva andare meglio con la Lazio dove, da allenatore dei portieri, abbiamo vinto lo scudetto Primavera”. Il passato. Con i rigori parati a Maradona e Pruzzo. Il presente è la condivisione degli eventi di solidarietà su e giù per la Sardegna con gli ex rossoblù guidati da Beppe Tomasini. “Ci divertiamo a prenderci in giro. Siamo molto uniti, anche allo stadio”.

Il Cagliari attuale, dunque. Qual è la sensazione?
L’organico è tra i più forti della B. Ma non capisco perché non riesca ad esprimersi meglio, gli uomini ci sono. Anche se sei giornate non sono utili per un giudizio, abbiamo visto troppi alti e bassi. Pareva che dopo la vittoria di Benevento si fosse trovata la quadra. Invece, con il Bari, che ha pensato solo a gestire e ha vinto con un tiro in porta, non siamo stati capaci di incidere. I due tentativi di Pavoletti a 10’ dalla fine sono la sintesi di un dominio sterile”.

Partiamo dalla panchina. Fabio Liverani è il tecnico giusto?
Sì. Lo conosco dai tempi della Lazio. Giocava a centrocampo, era già un allenatore in campo. Sapeva sempre cosa fare della palla, discuteva con i compagni di tattica, movimenti e soluzioni. Molto intelligente, persona squisita”.

Dopo l’exploit con il Lecce, ha avuto lo stop a Parma. Trova il Cagliari dopo una retrocessione scandalosa. Cosa non deve sbagliare?
Intanto, deve saper resistere alle ingerenze societarie. Ha carattere, se lo è formato pian piano, lavorando sodo. Lecce non è una piazza facile, ha affrontato tanto e mostrato personalità. Adesso, ha anche la forza per sopportare le pressioni del club”.

Ma la B come si vince?
Sapendo che non è per nulla facile. Il campionato è molto complesso, basta vedere l’ultimo posto in classifica del Venezia e l’inferno del Pisa, che l’anno scorso ha fatto la finale per la A con il Monza, con Maran che è già saltato. O ricordare il colpaccio della Cremonese che due anni fa stava per andare in C e adesso gioca con Inter e Milan. I valori cambiano da una gara all’altra, si deve programmare bene e avere pazienza. Altrimenti si salta per aria”.

Oltre a Genoa e Cagliari chi ha i mezzi per provarci?
Anche se da neopromossa, il Bari l’ho visto bene. Il Cittadella sarà sempre nel treno che porta ai play-off, come Benevento e Palermo”.

Torniamo ai rossoblù. Partiamo da un ruolo che conosci bene, il portiere. Qual è la pagella di Radunovic?
Parliamo di un atleta giovane, strutturato bene fisicamente. In A ha fatto vedere cose interessanti. Quest’anno non è stato molto impegnato, sta facendo il suo, senza grandi prestazioni”.

Come e dove deve migliorare?
Deve essere più fiducioso, spregiudicato e coraggioso nelle uscite. Ma l’esperienza, specie in porta, va costruita pian piano”.

Il gol di Cheddira…
Esatto, con il Bari in quell’azione è stato un po’ titubante. Poteva andare più diretto sulla palla, in avanti, per anticipare la giocata. Ma dalla tribuna è sempre tutto facile”. 

La difesa si è fatta spesso sorprendere da lanci lunghi. Cosa occorre?
Ci sono state troppe sbavature ed è evidente che serve qualche aggiustamento. A sinistra, poi siamo fragili. L’arrivo di Barreca è importante, lo conoscevamo, può dare qualcosa in più rispetto a Obert e Carboni. A destra, tra Di Pardo e Zappa, è una bella lotta. Ma sono giovani da scoprire, possono crescere solo giocando”.

Liverani cosa può fare?
Lavorare di più sul reparto arretrato. A centrocampo e attacco ha uomini superiori anche alla categoria. Nandez, Rog, Viola, Nandez, Makoumbou, lo stesso Deiola. Con un ritocco in difesa, la squadra sarebbe perfetta”.

L’attacco è quello adatto per andare a bersaglio?
Pavoletti, Lapadula, Falco, anche se non lo ricordo bene ma l’ha voluto Fabio e saprà quel gli può dare, Luvumbo e Millico sono un bel roster. Certo, magari si sarebbe potuto insistere con Desogus e i Tramoni, specie l’ex Brescia”.

Luvumbo è uno spacca partite. Come va gestito?
Con equilibrio. È un ragazzino molto promettente, ha buona tecnica, è veloce, salta bene l’uomo. Magari, deve disinnamorarsi qualche volta della palla. Va bene anche che giochi a partita iniziata, con i difensori un po’ stanchi, può scompigliare. Deve crescere, a piccole dosi può solo migliorare”.

La rosa manca di leadership?
Forse. Avere giocatori di gran talento e qualità non significa poter incartare le partite. Ma uno come Marco Mancosu, se riesce a stare ai suoi livelli, trascurando la prova opaca contro il Bari, darà un apporto importante per lottare fino alla fine”.

Quale deve essere l’obiettivo?
Arrivare in cima per il balzo diretto in A. Puntare alle prime dieci posizioni è un rischio. I play-off sono da sempre un terno al lotto”.

Renato, sabato arriva il Venezia. Qual è il flash?
Provare a vincerla senza se e senza ma. Ripensare all’ultima partita in A è da infarto. Il Venezia ha fatto la sua partita, il Cagliari non è riuscito a fare un tiro. Bastava un golletto. Ma non ho mai creduto alle voci di una retrocessione pilotata, sarebbe folle. Anche per voler fare piazza pulita, in A si sarebbero potute spuntare dalle cessioni dei big prezzi migliori. Joao Pedro e Cragno volevano andar via, li avrebbero venduti meglio”.

A proposito di Cragno, com’è che a Monza non gioca?
È un mistero che non trovi spazio. Era nel giro della nazionale. A gennaio, se le cose non cambiano, dovrebbe andare a giocare altrove con continuità”.

Mentre vola Vicario. Ha la cifra per rientrare nel gruppo Italia?
Perché no. Ma va detto che Meret sta facendo bene da titolare al Napoli e Donnarumma non si discute. Vicario l’anno scorso ha giocato un’ottima stagione. La concorrenza fa bene alla Nazionale”.

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