La prestazione deludente degli azzurri passa anche da un attacco sterile e dai cambi poco coraggiosi del ct Mancini
DELUSIONE. Il primo gettone di presenza azzurro per Joao Pedro arriva poco prima del dramma. Il traumatico debutto del capitano rossoblù in nazionale è esente da colpe e anzi per pochissimo non ha raddrizzato la gara nell’ultima azione del match.
COLPE. Chi non è esente da colpe è certamente il ct Mancini, indiscutibile in quanto a capacità, ma che non ne ha presa una dopo il successo agli Europei. Ieri davanti a un attacco che non avrebbe segnato nemmeno con le mani giocando fino a mezzanotte non ha avuto il coraggio di cambiare faccia al reparto, aggiungere peso, sbilanciarsi. Raspadori entra al 64′ per Insigne mentre Pellegrini rileva Immobile al 77′, si resta con il 4-3-3. Joao Pedro entra solo al minuto 89 al posto di Berardi, l’assetto resta ancora quello. Perché cambiare così tardi e perché non azzardare quel 4-2-3-1 che vede nel capitano rossoblù uno dei migliori interpreti del ruolo di sottopunta?
Contro una Macedonia totalmente inerme per 90′ l’aggiunta di peso in attacco anziché un mero cambio di uomini in campo era quanto mai auspicabile. Joao poteva essere la carta giusta (invocata più volte anche in telecronaca e non a torto) proprio perché diverso per caratteristiche rispetto agli altri attaccanti. Non certo come gli esclusi Scamacca e Belotti, doppioni di Immobile e che non avrebbero aggiunto nulla. Purtroppo è andata male. L’attacco ha fatto cilecca e questa volta il ct dovrà accettare le critiche, anche se con i “se” non si rigiocherà la partita. Ora il capitano raccolga la rabbia e la scarichi sulle porte della Serie A, il Cagliari si può ancora salvare a differenza degli azzurri.