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IL DRIBBLING DI… Mario Frongia. Cagliari, Mazzarri e i tifosi con le mani sui capelli

Il penultimo posto, la rosa corta, gli acquisti acciaccati, criticità note e sottovalutate dal club. Pare strano, o furbo, sorprendersi adesso

La triste e amara performance del Cagliari a Firenze, come notate in tanti, è roba già vista. Una pessima sinfonia da almeno cinque anni. Il momento è quello adatto per fare i conti? Per alcuni non lo è mai: c’è la prossima partita, aspettiamo che si chiuda il mercato, gli infortunati, le nazionali, non è il momento delle polemiche, la squadra va aiutata quanto soffre eccetera. Mille bei pretesti per rinviare analisi e commenti basati sui fatti. Intanto, tra neanche 48 ore arriva la Roma. Ma l’ospite in questo contesto – gioco e garra inesistente o quasi, infortunati cronici o recenti, penultimi, con gli scontri diretti persi in casa con le concorrenti più accreditare per la permanenza in Serie A – fa la differenza fino a un certo punto. Walter Mazzarri ha detto di sapere bene cosa manca. E di volerlo dire per tempo alla società. Intanto, deve resistere. E provare a limitare i danni. Come, visto l’organico a disposizione, è complicato immaginarlo.

LA CRONACA DI UNA SCIENZA INESATTA. Nulla di personale ma i fatti e le notizie vincono sempre, o quasi, su tutto. Prendiamo la rosa. Il presidentissimo ha detto in tv dodici ore prima di cacciare Semplici che il tecnico non aveva colpe. Poi, ha aggiunto che era disposto a qualsiasi confronto con chi sostenesse che la rosa non fosse più competitiva di quella dello scorso campionato. Se anche fosse, pensa un po’ che sforzo: Cragno e soci si sono salvati alla penultima giornata anche grazie al suicidio di Parma e Benevento, difesa e attacco hanno chiuso tra i peggiori sei del torneo. I numeri difficilmente mentono. Nel merito, il calcio è scienza inesatta per definizione. Ma, acciacchi, stili di vita e ruoli diversi inclusi, pensare che Strootman sia più forte di Nainggolan è quanto meno azzardato. Così come sostenere che Duncan sia inferiore a Deiola potrebbe portare fuori strada. Dietro c’era Rugani: auguriamo ogni bene ad Altare ma la Serie A si conquista nel tempo. Dalbert, quando non è infortunato, è meglio di Lykogiannis? Probabilmente sì. Ma il difensore greco deve comunque dire la sua anche per mancanza di alternative. Caceres e Zappa? Il primo dà più affidabilità dietro, è esperto, ha giocato ad alti livelli, crescerà.

Ma è sempre a un centimetro dalla sufficienza. Bellanova e Grassi ci sono ma l’apporto concreto rimane da valutare. Infine, Keita Baldè. Forte, caratteristiche adatte per fare da spalla a Joao Pedro. D’acchito meglio dell’ultimo Simeone. Poi, il Cholito segna quattro reti alla Lazio e tutti a rimpiangerlo. Giusto o sbagliato è difficile trovare la quadra. Caso mai sarebbe curioso saperne di più sull’involuzione dell’argentino con Semplici e su quali fossero i concomitanti progetti societari. Ad esempio, essendo uno dei pochi ad avere richieste, quello di venderlo per fare cash appena fosse capitata una mezza richiesta. È capitata. Ed eccolo al Verona.

UN CASO PER TUTTI. La questione Gaston Pereiro è complicata da analizzare. L’ex Psv è stato preso quando Maran, simpatico o meno (ma Fiorello fa lo showmen e non l’allenatore) chiedeva un centrale. Pretesa legittima visti gli infortuni di Ceppitelli e Klavan, più Pisacane acciaccato e un Walukiewicz che aveva visto la Serie A solo alla tv. Per la cronaca e per quanti hanno o vogliono avere memoria, quel gruppo navigava da tre mesi tra le migliori otto. A dirlo adesso pare un film da fantascienza: quel Cagliari ha chiuso il girone d’andata al sesto posto con 29 punti. Ma il presidentissimo, di fronte all’involuzione di risultati – nata per gran parte dalle sue scelte, è noioso elencarle ancora una volta – l’ha esonerato ridicolizzandolo in conferenza stampa con al fianco un Walter Zenga attonito: l’antipasto di quella che sarebbe stata la sua non riconferma. Non sapremo mai come sarebbe potuta andare quella stagione se il tecnico ex Chievo fosse stato accontentato. Eppure, in prima fila, nel promettergli un difensore centrale, c’era anche Marcello Carli: cacciato.

Intanto, nessuno se la prenda a male, ma il campo comincia a dare risposte sull’apporto che può dare l’uruguaiano. Con la Fiorentina la sua prova è stata definita impalpabile dai più. Eppure, ormai in pochi, si ripete dategli una chance. Le ha avute. Ma il Cagliari affonda e rimedia figuracce. Di certo, non per colpa di Pereiro. Anzi. La scelta e l’ingaggio sontuoso del trequartista (?) è solo una delle perle che evidenziano competenza e intuito dell’attuale gestione. Auguriamo a Gaston, un piede sinistro ben educato, successi e trionfi. Ma oggi e subito la squadra ha necessità di corsa, fatica, concentrazione. Elementi indispensabili quando sei penultimo in classifica e soffri con tutti, dalle neopromosse a quelle di mezza classifica. Perché se la qualità tecnica in Serie A è l’abc per poter far parte di un organico professionistico, da sola non è sufficiente per tenere la testa fuori dal sacco. E con la Roma sarà fondamentale avere testa, cuore e gambe decise e pronte. Suerte!

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