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Cagliari: un cane che si morde la coda. Ora testa, cuore e gambe al Venezia

Dopo sei partite è poco sensato fare le pulci a gestione, gruppo, redini. Ma i numeri sono feroci

L’aria non regala ottimismo. Classifica e atteggiamenti innervosiscono la tifoseria. Argomenti e situazioni, purtroppo, già affrontate. Ancora prima della non-partita di Napoli, un’osservazione puntuale l’ha firmata Michele Criscitiello: “Errori continui, sempre gli stessi. Confermi Semplici ma se non hai fiducia in lui allora cambi a inizio anno. Poi fai tre anni di contratto a Mazzarri e pretendi che faccia cose straordinarie quando invece la squadra non gliela fai. Più che gli allenatori sono i presidenti e i direttori sportivi che devono farsi un esame di coscienza“. In tanti hanno titolato le parole del direttore di Tuttomercatoweb con “Disastro Cagliari, Giulini e Capozucca devono farsi un esame di coscienza”. Ci sta, è eccessivo, coglie nel segno? Rifacciamoci ai numeri. Senza andare alle ultime stentate salvezze dopo proclami faraonici, a oggi il Cagliari viaggia penultimo dopo sei turni con 2 punti. Peggio ha fatto solo la Salernitana.

Compito dei cronisti è commentare l’attualità: se il Cagliari, come lo è stato con Maran e prima con Allegri e Ficcadenti, avesse fatto in questo stesso lasso di tempo 10 punti, lo scriveremo. Quindi, le frasi “non è il momento di criticare”, o “così mettete zizzania”, peggio “non siete tifosi”, hanno poco senso. I fatti, e le notizie, vincono sempre. Ma il tifoso è come il cliente al bar: quasi sempre ha ragione. Quasi. Ma non conduce da nessuna parte imputare al prossimo poca passione rossoblù solo perché per mestiere se ne deve scrivere. Fare un pezzo significa testimoniare, nulla più. Con i fatti: 7 gol fatti e 15 incassati, due pareggi in sei gare, sconfitte casalinghe in due scontri diretti e pareggio in rimonta il terzo. Si racconta quel che accaduto. Qualcuno vuole cancellarlo? Si accomodi.

Tra i peggiori d’Europa. Il Cagliari che annaspa è figlio di scelte quanto meno poco lungimiranti, dettate spesso da marketing, business, visibilità e coccole, presunte, ai supporter. Ad esempio, lo sliding door dei giocatori in scadenza, forti un tempo ma infortunati, logori o con poco mordente. O i giovani che dovrebbero spaccare il mondo mentre fino a una settimana prima vedevano la A, e anche la B, dal divano. Fino alla conflittualità, con tanto di marcia indietro con big e leader, nel bene o nel male, probabili pedine utili per fare punti. A parole, dire che la rosa rossoblù è da prime dieci del torneo non è solo un azzardo. Ma anche una sottile provocazione per la tifoseria e il buon senso. Poi, se tra sei mesi il Cagliari è quarto, abbiamo una bottiglia di quelle buone da stappare con la compagnia giusta. Per adesso, ci sono solo lacrime e sangue: i 15 gol sono sul gruppone di chi era in campo anche l’anno scorso, salvezza miracolosa con Semplici.

Adesso, si scopre che tra Liga, Ligue1, Bundesliga, Premier e Serie A, con una media di due reti e mezzo subite a gara, la difesa guidata da Godin è tra le peggiori sei nei cinque principali campionati europei. Il tutto va al di là di opinioni e punti di vista. Difficile scalare la classifica se non si ha competenza, professionalità e intuito per capire che i guai sono di vecchia data. Da Cragno all’attacco: il Cagliari non segna da due turni, Joao Pedro ha firmato quattro pappine e due assist (Keita Baldè e Deiola), Keita Baldè, acquisto dell’ultimo minuto, ha segnato il gol che completa il quadro.

La squadra ha un giro palla lento, fatica a ripartire, ha tempi di gioco prevedibili e non argina e non filtra a dovere in mezzo. Corre male e dopo un’oretta paga dazio per agonismo, lucidità e fatica. Morde poco e deve ritrovare geometrie e padronanza di gioco. Un insieme che necessità di qualità tecniche adatte alla categoria. Anche da qui, emerge la difficoltà nel costruire palle gol. Le statistiche della Lega sono nitide: il Cagliari è sedicesimo per tiri totali (63), terzultimo per quelli nello specchio (20, dieci di JP10). Riesce a fare peggio solo il Venezia (17): una notizia un filo confortante in vista della sfida di venerdì.

Da Semplici a Mazzarri. La muraglia umana di fronte alla porta messa su con il Napoli dei palleggiatori ha reso increduli osservatori e tifoseria. Il Cagliari non ha preso la goleada, ma è stato torellato dai padroni di casa come non si vedeva da tempo con qualsiasi avversario. Che Mazzarri smorzi e tuteli le sue scelte, è normale. Meno utile la difesa ad oltranza di una condotta che non solo è stata farraginosa e disorganizzata, ma ha anche messo in croce, con le marcature a uomo, giocatori esperti e no. Per dire di Caceres, Strootman, Godin, Deiola, Zappa e Nandez, illustre sconosciuto al “Maradona”. Orgoglio, spirito e determinazione visti con la Lazio si sono spenti presto. Il tecnico toscano ha bisogno di tempo. Lo avrà, anche se i maligni dicono che magari, se le cose non girano, verrà chiesto un altro miracolo al Leonardo cacciato senza se e senza ma. Bufala o meno, la società ha dato ulteriore prova di idee dettate da paura e visione appannata. Ma questo è un tema talmente bistrattato che possiamo archiviare. Come si dice del pesce andato a male, i nodi al pettine sono in capo al bastone di sempre.

Un altro detto che farà infuriare qualcuno ed è usato spesso in Sardegna, riguarda chi finisce per cuocere nel proprio olio. Se sbagli e ti impegni nel rimediare concretamente, e in trasparenza, avrai tutti dalla tua. Viceversa, sono dolori. La storia dà occasione di riscatto se si è umili, inclusivi, capaci di ammettere i propri errori, nel rispetto dei collaboratori e dei principali portatori di interesse. Ad esempio, la tifoseria, che distinguerei in civile e violenta, focosa ma mai vigliacca. In breve, un quadro in cui si è tutto meno che professorini di qualcosa. Semplici cronisti. Che osservano e confrontano quel che accade.

Un lettore mi scrive che se uno deve vendere casa, gommone o moto mette un cartello. E aggiunge: negli ultimi tempi Parma, Spal, Genoa e Spezia hanno cambiato proprietà. Vero. Tutto può accadere. Ma non risulta siano finite nelle mani di pirati e avventurieri. per stare in casa nostra, nulla vieta che ci siano trattative in corso. Oppure, la proprietà è ferma nel proseguire in una gestione che, dati alla mano, pare poco strategica, meno che mai condivisa e di un qualche successo. Per non parlare di obiettivi, prospettive e progetto. Se poi ai tifosi va bene così, amen. Ultimo aspetto: tifare è un conto, fare i giornalisti, piaccia o meno, è un altro. Adesso, carattere e passione per battere il Venezia. Buon tifo a tutti.

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