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Stadio Is Arenas: il sogno durato appena nove partite, alcune senza tifosi

Messo in piedi dopo un accordo con l’allora sindaco di Quartu Mauro Contini, Massimo Cellino fece realizzare la struttura con una spesa di 9 milioni di euro

Cagliari-Atalanta 2 settembre 2012, Cagliari-Fiorentina 30 marzo 2013. Inizio e fine di un breve amore. È il lasso di tempo che ha visto il club, allora di Massimo Cellino, disputare le gare casalinghe di quella stagione allo Stadio Is Arenas di Quartu Sant’Elena.

VOGLIA DI RESTARE IN SARDEGNA. Al presidente del Cagliari, che non va giù il giocare in uno stadio ormai impossibile da vivere come il Sant’Elia e in disaccordo con Massimo Zedda, sindaco di Cagliari nel 2012, dopo aver fatto giocare alcune gare tra virgolette casalinghe al Nereo Rocco di Trieste, si accorda con il primo cittadino di Quartu Sant’Elena per risistemare lo Stadio Is Arenas, e farlo diventare la casa del Cagliari. Cosa che purtroppo accadrà per appena 9 partite.  Per la verità i 16.500 posti sono stati tutti esauriti in tre circostanze: ovvero nelle gare contro Milan, Napoli e Chievo Verona. In altre sei occasioni si è giocato per mancanza di ok da parte del Prefetto, a porte chiuse o con parte degli spalti aperti al pubblico.

L’ACCORDO. L’impianto, che misurava 105×68, venne concesso per tre anni dal Comune al Cagliari Calcio che si accollava la spesa di 30.000 euro annui. L’intesa Cellino-Contini (arrestati il 14 febbraio 2013 nell’ambito dell’inchiesta per la costruzione dello stadio) prevedeva inoltre che la pista di atletica originaria (non omologata) venisse smantellata per far poggiare le tribune amovibili, ma alla fine della convenzione col Comune, sarebbe stata  ricostruita ed omologata IAAF. Sempre al termine della concessione, secondo gli accordi presi, il Cagliari Calcio avrebbe dovuto realizzare degli spogliatoi nello spazio sotto l’unica tribuna esistente a Is Arenas, in sostituzione di quelli esistenti in precedenza, demoliti per far posto alla Curva Sud..

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