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Zenga: “Sono lunatico, piango spesso. Quando scappai da Sonetti…”

Il tecnico del Cagliari, in una lunga intervista al magazine de La Gazzetta dello Sport Sportweek, illustra carriera e vita privata: tra errori, conseguenze e scelte

INTER. Walter Zenga compirà 60 anni il prossimo 28 aprile. Uno dei migliori portieri di sempre del nostro calcio, personaggio celebre ben oltre l’aspetto sportivo per tanti motivi. “Sono lunatico al limite del bipolare, piango spesso e sono diventato nonno da poco. Chiedetemi tutto, ma non di parlare di Italia-Argentina del ’90: mi sono rotto le palle“. Zenga è così, da sempre: schietto, genuino, diretto. “La folgorazione per il ruolo di portiere avvenne nel 1966, quando la ‘mia’ Inter vinse 7-0 sul Brescia. Mi innamorai calcisticamente del numero uno del Brescia Brotto, che indossava una bellissima divisa nera con una grande V bianca sul petto. Poi sono stato raccattapalle, ultrà a San Siro, ragazzo delle commissioni in sede all’epoca della Primavera. Nel giugno 1987 era già tutto fatto per andare al Napoli: non andò in porto. Nessuno sa che nel 1996, dopo essermi ristabilito da un infortunio al ginocchio e aver lasciato la Sampdoria, sarei potuto tornare all’Inter da secondo di Pagliuca: anche lì non se ne fece nulla“.

CORONAVIRUS. Il tecnico milanese compirà i 60 anni nei prossimi giorni e festeggerà “ad Asseminello, sede del ritiro del Cagliari. Non sono preoccupato di aver lasciato la squadra dopo appena quattro allenamenti per il Coronavirus. Ho predisposto tutto, dagli allenamenti a distanza alla gestione delle partite estive che verranno. Ho allenato in Medio Oriente, so bene come si fa anche in condizioni climatiche meno agevoli“.

RICORDI. “La scelta di Sacchi di escludermi dalla Nazionale l’ho compresa, col senno di poi. Il portiere che come stile mi assomiglia di più è Perin. Litigi? Ricordo un episodio con Nedo Sonetti, all’epoca mio allenatore alla Sambenedettese. Arrivai in ritardo all’allenamento, iniziò a bombardarmi con il pallone. Si gira e io lo mando a quel paese: peccato che se ne accorse! Iniziai a scappare, non mi prese per un pelo… E poi Scifo. Perdemmo un derby malamente e lo beccai negli spogliatoi mentre si faceva la barba, non ci ho visto più“, rievoca Zenga.

DONNE E FAMIGLIA. “Ho avuto due mogli, prima di incontrare Hoara Borselli. Lei è stata più importante delle mie ex consorti. Ma non capii allora che avrei dovuto sostenere io la sua carriera che iniziava, non viceversa. Ora, ho capito cosa significa il concetto di famiglia. La mia attuale moglie Raluca e i figli – ben cinque: Walter, Samira, Andrea, Jacopo e Nicolò – mi mancano tantissimo. Non ho mai nascosto nulla delle mia vita e rifarei tutto, anche le esperienze televisive“, così ha concluso l’allenatore del Cagliari.

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