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Dov’è la rabbia tanto predicata?

Il Cagliari si è ritrovato con un pugno di mosche anche dopo la gara contro una squadra alla portata come il Milan. Si parlava di rabbia, invece…

Una squadra arrabbiata, vogliosa di riscatto, pronta a dare battaglia. Questo era il Cagliari che era stato presentato sia prima della trasferta di Udine, fino ad arrivare alla vigilia della gara contro il Milan.

Spiacenti, ma probabilmente sono entrate in campo le cosiddette controfigure. In nessuna di queste tre gare si è visto ciò di cui si era parlato. E se contro la Juventus non si ha avuto nemmeno la forza (o forse la voglia) di provarci al cospetto di un avversario nettamente più forte, contro Udinese e Milan i risultati sono stati addirittura più desolanti e mortificanti.

Due avversarie, al contrario dei campioni d’Italia, decisamente abbordabili ed in grosse difficoltà (specie i rossoneri) di gioco, identità e risultati.

Invece di affondare il colpo, scaricare sul campo la voglia di ritrovare una vittoria assente dal 2 dicembre, è stato il consueto spirito da Buon Samaritano a fare breccia nell’animo dei rossoblù.

Nella gara di ieri addirittura neppure un tiro in porta verso la porta avversaria, cross dagli out che finivano puntualmente tra le braccia di Donnarumma e giocatori di levatura non di certo eccelsa come Musacchio, Castillejo e Leao che hanno fatto un figurone.

Che sta succedendo al Cagliari? Che fine ha fatto quell’undici capace di infiammare la piazza come solo la squadra dello storico scudetto è stata capace di fare?

Condizione fisica approssimativa, che sarebbe grave dopo un periodo di riposo, ma anche stanchezza di natura mentale sta portando i rossoblù a rovinare ciò che è stato fatto di buono negli scorsi mesi.

L’auspicio è che pure la finestra di calciomercato possa portare nuova linfa dopo la mera dimostrazione dell’assenza di appropriate alternative, specie in difesa, sugli esterni, ed in attacco.

Il tempo di certo non manca, ma occorre agire in maniera celere, sagace ed efficace. La piazza non abbandona la squadra, ma desidera tornare a gioire.

 

 

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