Nel 1964 il Cagliari acquistò dalla Juventus il giocatore brasiliano, che a Torino fu vittima di un equivoco tattico. Per affermarsi in Sardegna
EQUIVOCO. Claudio Olinto de Carvalho, in arte Nenè, è stato uno dei più grandi protagonisti nella storia del Cagliari. Ma prima di diventare una mezzala di alto livello, ammirata sui campi di tutta Italia, Nenè aveva vissuto un particolare campionato alla Juventus. Il club torinese lo aveva ingaggiato dal Santos, sì: proprio il glorioso sodalizio del grande Pelè. Alto e dinoccolato, dotato di piedi buoni e intelligenza tattica, Nenè fu erroneamente scelto dalla Juventus perché lo credeva un centravanti con tutti i crismi. Undici reti rappresentarono un bottino discreto, per carità. Ma qualcosa proprio non andava nonostante l’ambientamento riuscito del ragazzo nella nuova realtà. La figura del centravanti in Italia era ben altra cosa, rispetto ai canoni classici del ruolo. Se poi consideriamo che la Juventus stava ancora cercando un sostituto del poderoso John Charles, andò bene ma non abbastanza. Insoddisfatta, la squadra bianconera lo cedette al Cagliari neopromosso in Serie A nel 1964.
LA SVOLTA. Fu in Sardegna, sotto la guida di Arturo Silvestri, che per Nenè iniziò la svolta. Il ritorno all’ala destra fu un’intuizione geniale di “Sandokan”, che decise di sfruttarne le lunghe leve e le capacità tecniche in altro modo. Ma il vero capolavoro fu di Scopigno: quando nel 1969 arrivò dall’Inter Domenghini, Nenè si spostò al centro e così divenne mezzala. Il Cagliari ne beneficiò fino al 1976, quando la triste retrocessione pose fine al sogno rossoblù – sei anni dopo lo storico scudetto – e alla sua carriera agonistica. L’intreccio con Juventus e Cagliari ha quindi segnato indelebilmente la storia sportiva di un campione, che 55 anni fa rischiò la bocciatura nel calcio italiano e invece ne divenne protagonista.