Cosa manca al Cagliari? Tra tutte le domande che i tifosi allo stadio e davanti alla tv si sono fatti dopo la indecifrabile gara di domenica, questa è certamente una delle più calde. In tanti, dopo la doppietta contro Crotone e Spal se ne aspettavano un’altra contro Sassuolo e Chievo, complice le due gare casalinghe consecutive. Così non è stato, è mai previsione fu meno azzeccata.
L’involuzione nelle ultime due gare è quasi inspiegabile: non aiuta trovare giustificazioni del caso come la fatica patita per le tre gare giocate in otto giorni. Perlomeno non a settembre. L’attenzione probabilmente va spostata in alcune lacune che la rosa rossoblù si porta appresso da ormai troppo tempo, e che neanche nella sessione estiva dell’ultimo calciomercato sono state colmate. La prima è certamente la mancanza di un vero leader: conclusa la carriera da giocatore di Daniele Conti, il Cagliari non ha più avuto un vero e proprio punto di riferimento. E tutto ciò in campo si fa sentire, perché nei momenti di difficoltà sembra quasi che tutti perdano la bussola: sguardi smarriti, poca determinazione, preoccupante calo di concentrazione. Ingredienti che se messi insieme possono rappresentare una miscela potenzialmente pericolosa per il prosieguo della stagione.
Oltre alla mancanza di un faro in mezzo al campo, l’incertezza sui ruoli assegnati. L’aver schierato troppi giocatori fuori posizione, ha generato una confusione che al primo segnale di difficoltà non ha fatto altro che aumentare.
Come se ne esce? La ricetta è sempre la stessa: testa bassa, tanto lavoro sul campo e unità di intenti. Perché se tutti non remeranno dalla stessa parte, allora sarà davvero dura.