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I nostri auguri al centrocampista rossoblù, ripercorrendo la carriera da “Talismano”

La Donatello Calcio è ormai un lontano ricordo per Simone Padoin. Di strada ne ha fatta, da quando a quindici anni abbandonò la formazione friulana per lanciarsi nel calcio che conta, nel santuario del calcio dei giovani all’ombra della Dea Atalanta.

LA GAVETTA: VICENZA E ATALANTA. Un bel pezzo di questo glorioso percorso il Pado, come viene abbreviato dai compagni, l’ha percorso proprio con la maglia nerazzurra: tutta la trafila delle giovanili e poi, dopo quattro anni di gavetta al Vicenza, il ritorno a Bergamo e l’esplosione definitiva. Si fa notare come esterno di centrocampo: corsa, grinta, resistenza e buona tecnica. Non mancano neanche i gol, alcuni bellissimi come quello contro il Livorno nella stagione 2007-2008.

UN TALISMANO PER LA JUVE. La continuità di rendimento dimostrata per oltre cinque anni a Bergamo gli permettono il grande salto nel 2012: alla Juve incarna perfettamente il ruolo di gregario. Quando serve il Pado, anzi “il Talismano” come viene soprannominato nel suo periodo bianconero, c’è. E alla lunga si ritaglia spazi importanti in una squadra piena zeppa di classe e talento. A turno anche i campioni, Pirlo, Vidal, Marchisio, Pogba ecc, hanno bisogno di rifiatare. E il Pado si fa sempre trovare pronto: a destra nel 3-5-2, mezzala o perno di centrocampo. E non ne sbaglia una. Come la sua Juve, con cui Simone vince (quasi) tutto: 5 scudetti consecutivi, due Coppe Italia e tre Supercoppe Italiane, sfiorando anche la Champions nel 2015 e capitolando solo in finale contro il Barcelona.

L’ARRIVO A CAGLIARI. Un anno dopo è tempo di addio. “I vostri complimenti mi fanno provare sinceramente un po’ di vergogna perché penso di non meritarmeli e per questo vi sarò eternamente grato“: così si congeda il centrocampista friulano dai calorosi tifosi bianconeri. E Padoin, per rilanciarsi, sceglie Cagliari. I rossoblù sono appena tornati nella massima serie dopo un anno di purgatorio in cadetteria, e affrontano il grande salto con una grande campagna acquisti condotta dal ds Capozucca. I nomi sono di quelli importanti: Borriello, Isla, Bruno Alves… E Padoin, appunto. A ottobre, contro il Crotone, il primo gol. A giugno la festa salvezza, per un anno fatto di alti e bassi ma sempre affrontato dal 20 rossoblù con serietà e senso del dovere. In campo, dove si sposta di ruolo a seconda del bisogno (terzino destro, sinistro, interno di centrocampo) e dove è sempre tra quelli che corrono più di tutti. Ma anche fuori, dove età e responsabilità, oltre che buon umore, ne fanno uno dei leader dello spogliatoio.

AUGURI, PADO. Anche nella stagione in corso il Pado si rivela una pedina importante. Un tuttofare adattato per lungo tempo a esterno della corsia mancina nel 3-5-2 di López e all’occorrenza provato, senza grandi risultati, anche come regista. Decisivo il suo gol nella trasferta di Bergamo di fine anno, che è valso la vittoria rossoblù. E a oggi, da quei primi passi con la friulana Donatella Calcio, sembra essere passato un secolo. In realtà è passata una carriera. Che non accenna però a chiudersi, se a 34 anni compiuti oggi, Simone corre ancora come un ventenne.

Auguri, Pado!

 

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