AFRICA. I natali a Luanda, il poverissimo quartiere Palanca, la scoperta del calcio e la possibilità di affrancarsi dalle ristrettezze grazie al pallone. Zito Luvumbo si racconta: “Soffro di malinconia per l’Angola, mi mancano gli amici e grazie alla musica ritornano i ricordi: provo un senso di pace e libertà. Non riesco ad ascoltarla senza ballare. Del mio gruppo solo in 2-3 siamo riusciti a diventare calciatori professionisti. La chiamata del Primeiro de Agosto è arrivata grazie all’attuale ct della Nazionale Gonçalves, che ritengo un secondo papà. Lì è iniziata davvero la mia storia come calciatore“.
AFFETTI. “Mio padre è il mio vero, grande tifoso. Soffre tanto per me: non riesco a descrivere a parole questo sentimento che provo per lui. La partita nei playoff contro il Parma è stata la serata più bella della mia vita da calciatore, insieme a quella di Bari. Non mi piacciono i tatuaggi, altrimenti sarebbero due momenti da immortalare sulla pelle. Il primo gol in Serie A mi ha fatto piangere, non riuscivo a crederci. Un sogno. Il sostegno dei tifosi, che mi incitano e mi vogliono bene, regala tanta forza. I sardi sono magici, mi hanno sempre aspettato. Desidero giocare un campionato del mondo con la ‘mia’ Angola. Ranieri? Senza togliere nulla ai tecnici che lo hanno preceduto: con lui ho sentito di fare due-tre passi in avanti“.
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